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Levy contro Dugin: la battaglia ideologica tra Russia e Occidente

  • Immagine del redattore: Giulio Ardenghi
    Giulio Ardenghi
  • 9 mar 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Il 21 settembre del 2019, l’Istituto Nexus, un’organizzazione indipendente per i diritti umani con la quale collaborano frequentemente intellettuali e diplomatici di alto profilo, organizza un dibattito tra due filosofi i cui orientamenti politici sono diametralmente opposti. [1]


Il primo è Bernard-Henri Levy, un intellettuale francese di origine algerina famoso in patria ma anche in Italia. Levy è uno dei volti di spicco della cosiddetta nouvelle philosophie, un movimento nato in Francia dopo il ’68 che, pur rimanendo legato alle idee di sinistra, critica fortemente il marxismo di stampo totalitario. È oggi attivo nella difesa intellettuale dei diritti umani e della libertà di pensiero e di satira. In questo dibattito assume una posizione liberale e globalista.


Il suo avversario è Aleksandr Dugin, un pensatore russo tanto originale quanto controverso che ha seguito in tutto il mondo, nonostante le varie restrizioni che gli impediscono di accedere in alcuni Paesi per via del suo estremismo politico. Dugin ha una storia variegata, che lo vede assumere diverse posizioni e unirsi a gruppi sia di estrema destra che di estrema sinistra. È oggi il volto più noto del neo-eurasiatismo, una posizione che propone, in sostanza, la costituzione di un impero eurasiatico dominato dalla Russia e ostile agli Stati Uniti e ai suoi alleati. In questo dibattito assume una posizione reazionaria e anti-occidentale.


Il dibattito si apre con una discussione sul nichilismo: Dugin parte forte e cita un passaggio in cui il suo avversario definisce la società americana e il liberalismo come nichilisti e basati sul nulla, e gli chiede come faccia allora a salire su un palco per difendere queste cose. Probabilmente preso alla sprovvista dalla strategia subito incalzante del russo, Levy risponde che certamente non si batte per il nichilismo ma, al contrario, lo combatte. Ma per lui il nichilismo oggi è Dugin e tutta l’ideologia eurasiatista, con il suo rifiuto della modernità e dei diritti umani.

Se essere contrari all’universalità dei valori occidentali significa essere nichilisti, allora Dugin accetta quel termine per se stesso. E ribatte che è solo nella concezione liberale occidentale che il soggetto della libertà è l’individuo: per gran parte della storia della Russia e non solo, il soggetto della libertà è sempre la collettività.

Ma qui Levy ha la risposta pronta, e gli basta elencare alcuni grandi autori russi (Puskin, Herzen, Turgenev etc) che si sono battuti per la libertà individuale per indebolire l’argomentazione dell’avversario. È piuttosto l’ondata di fascismo e nazismo che sta colpendo la Russia a essere nichilista.

Dugin risponde che è vero che il fascismo e il nazismo sono nichilisti, ma che lo sono anche il liberalismo e il comunismo, perché sono tutti prodotti della modernità. E il razzismo è a sua volta un prodotto del liberalismo che Levy difende.


Dugin non lo dice esplicitamente, ma il punto è che non è il reazionario a doversi difendere dall’accusa di razzismo, ma il liberale, anche se nel pensiero comune si tende a pensare il contrario. Per quanto riguarda gli autori russi a favore della libertà individuale citati da Levy, Dugin risponde che quelli sono, dopotutto, autori decisamente occidentalizzati. Ma, a questo punto, uno non può non chiedersi se tutte le figure occidentali da cui il filosofo russo trae ispirazione (Heidegger, Guénon, Evola etc.) non rendano anche lui un autore almeno parzialmente occidentalizzato.


Per quanto riguarda la globalizzazione, i due sono ancora una volta in antitesi. Secondo Levy, essa rappresenta una situazione in cui tutti i popoli possono dialogare e coltivare contatti benefici l’uno con l’altro. Per Dugin essa è piuttosto l’uniformazione del mondo e l’umiliazione dell’orgoglio nazionale dei popoli, e, soprattutto, il tentativo di trasformare tutto il mondo secondo i canoni occidentali. A questo punto, Levy gli fa notare che lui parla con grande rispetto delle altre civiltà, ma è un rispetto sterile che va avanti solo finché ognuno sta a casa sua. Dugin risponde che è necessario conoscere bene le varie civiltà prima di costruire ponti, e noi ancora abbiamo troppo poche informazioni sulle civiltà che stanno al di fuori dei nostri confini per instaurare un dialogo.


Infine, il dibattito si sposta sulle fake news e sull’attendibilità delle fonti russe rispetto a quelle occidentali. Secondo Levy, piattaforme come Russia Today, che rispondono direttamente al Cremlino, non sono veritiere perché non riportano notizie attendibili ma solo propaganda. Ma, secondo Dugin, le fonti occidentali meritano più fiducia, perché anch’essi dipendono da una ristretta elite di persone che forniscono le loro verità basandole su una narrazione liberale che adottano a priori.


Quello tra Levy e Dugin non è stato un dibattito formale nel quale è possibile adoperare dei criteri specifici per decretare un vincitore. È stato più un confronto informale, e di conseguenza ognuno dei due ha avuto i suoi punti di forza e di debolezza. Si può però dire che, in un modo o nell’altro, entrambi siano riusciti a dimostrare quello che volevano dimostrare. Levy è stato in grado di mettere in luce la mancanza di pensiero democratico nel suo avversario, come anche l’inimicizia della Russia di Putin ai valori liberali. D’altro canto, Dugin è riuscito nell’impresa di far uscire allo scoperto il suo interlocutore e di fargli implicitamente (ma neanche troppo) ammettere di essere convinto della superiorità della civiltà occidentale rispetto a tutte le altre, e che è su quella che il suo globalismo si basa.


Nessuno dovrebbe pensare che tutti gli occidentali siano d’accordo con Levy e/o tutti i russi con Dugin, ma è innegabile che entrambi siano in qualche modo figli dei mondi che vogliono rappresentare e difendere. Anche se questo dibattito si è tenuto nel 2019, esso costituisce una fonte interessante per capire come lo scontro (per ora solo indiretto, e si spera rimanga tale) tra la Russia e l’Occidente non sia solo economico e militare, ma abbia a che vedere anche con lo spirito di queste civiltà.

Fonti:

[1] Il video integrale del dibattito è accessibile al seguente link:


Fonte copertina: Barbadillo.it

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