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La violenza di genere: uno sguardo d’insieme al fenomeno

  • Marco Fanari
  • 25 nov 2024
  • Tempo di lettura: 6 min

«Chi è nell’errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza»

J.W. Gohete


Il 25 novembre è una giornata che assume ogni anno sempre maggiore rilevanza. I recenti dati, pubblicati nella relazione del Cnel, documentano che attualmente in Italia sono circa ventimila le donne che hanno intrapreso un percorso di supporto e di aiuto presso un centro antiviolenza. [1] La situazione è sensibilmente grave e complessa, considerato che, rispetto all’anno precedente, sono aumentate del sessanta percento le chiamate al 1522, il numero antiviolenza. [2] Per questo motivo, è fondamentale riflettere su questo tema così importante e sensibile per il nostro tessuto sociale.


La violenza di genere è causata da una serie di fattori concorrenti fra loro e qualsiasi forma di contrasto deve necessariamente passare dallo scardinamento del paradigma patriarcale che influenza la nostra società.

Il patriarcato è un retaggio, una forma di concepire i rapporti sociali basato sulla sopraffazione e sulla dominazione dell’uomo sulla donna. Si tratta di una visione della società che ha caratterizzato gran parte della nostra storia: il suo fondamento si rintraccia nell’identificazione di una disuguaglianza fra l’uomo e la donna. Come spiegato da Marta Maria Nicolazzi, sociologa specializzata in tematiche relative al genere, il patriarcato promuove «una mentalità basata sul pensiero normato, binario, dicotomico, gerarchico e sessualizzato. In questo contesto, il maschile diventa la norma, il parametro, il modello o il paradigma dell’umanità, mentre il femminile è “l’Altro” che si costituisce in relazione al “Uno” che è l’uomo». [3] Le forme con le quali si presenta sono svariate: dalla “tradizionale” suddivisione dei ruoli all’interno di una famiglia, in cui la donna si dedica principalmente allo svolgimento dei compiti domestici, mentre l’uomo lavora, alla nascita di un rapporto di dipendenza economica ai danni della donna, diretta conseguenza di tale divisione dei ruoli familiari. Benché siano state svolte svariate riflessioni su tale tema, ancora oggi la nostra società patisce i danni di questo modello culturale.

 

La prima questione da affrontare è certamente quella legislativa.

Molto spesso, nel dibattito politico italiano riaffiorano delle proposte legislative volte all’inasprimento dei trattamenti sanzionatori contro coloro che perpetrano un atto di violenza nei confronti una donna dettato da motivi di discriminazione legati al genere. Secondo vari studi, questo modo di affrontare il problema non è risolutivo del fenomeno nella sua globalità, in quanto i dati dimostrano che l’innalzamento delle sanzioni non è correlato a una diminuzione dei reati, soprattutto quando si tratta di reati fortemente legati a radici culturali, come la violenza di genere. [4]

Sotto questo profilo, la recente proposta della castrazione chimica quale pena da infliggere a coloro i quali commettono una violenza sessuale, non solo rappresenta una forma di inciviltà da parte del nostro Stato, ma è anche inefficace rispetto allo scopo che si propone. [5]

 

È fondamentale non solo il tema del reato e della pena, ma anche quello di un adeguato percorso educativo, e la “prevenzione” è certamente una parola chiave. [6] È necessario insegnare ai bambini che le relazioni non si basano sulla sopraffazione, ma sul confronto, sull’eguaglianza, sulla solidarietà e sulla gentilezza. Questa è la forma di prevenzione maggiormente efficace, perché combatte fin dall’origine le forme di violenza. [7] Solo così si può effettivamente auspicare la formazione di una società del domani in cui i fenomeni di femminicidio siano meno frequenti e in cui la comunità sia maggiormente sensibile.

Questo tipo di educazione volta a prevenire comportamenti violenti causati da un’idea sbagliata di inferiorità e diritto al controllo delle donne passa attraverso due attori centrali nella vita dei bambini: la famiglia e la scuola.

Nella famiglia è centrale l’esempio trasmesso dai genitori ed il loro modo di rapportarsi. È da qui che il bambino comprende la realtà e forma la sua visione delle relazioni sociali. Pertanto, vi è un vero e proprio dovere sociale in capo ai genitori rispetto ai valori e ai principi coi quali educano i propri figli.

A ciò si aggiunge il ruolo della scuola. All’interno delle mura scolastiche, il bambino accresce la propria educazione e si forma culturalmente. Per questa ragione, è certamente da salutare con favore il Piano nazionale per l’educazione al rispetto, organizzato dal Miur, che ha l’obiettivo di attuare il principio costituzionale di eguaglianza non solo formale, ma soprattutto sostanziale: in particolare, si vuole insegnare la cultura della non discriminazione e del rispetto. In altre parole, ricollegandosi a quello che si è detto prima, si punta ad evitare la differenziazione fra uomo e donna, sulla quale si radica la cultura patriarcale. La gestione delle relazioni umane attraverso la cultura dell’eguaglianza è, probabilmente, la migliore prevenzione all’insorgenza di futuri episodi di violenza.

 

È poi essenziale fornire un’assistenza pronta, effettiva e celere alla vittima che denuncia una violenza. Rispetto a tale aspetto, un ruolo fondamentale lo hanno i centri anti-violenza – attualmente in Italia sono 385 [1] – che si impegnano a tutelare la donna, nel momento in cui si trova in una situazione di pericolo e di disagio. Attraverso di essi, le vittime possono tutelarsi e proteggersi dagli uomini violenti e, più in generale, hanno la possibilità di trovare una nuova prospettiva di vita.

Proprio per il ruolo di particolare importanza, è certo che debba essere valutato positivamente l’ulteriore finanziamento, previsto dalla Manovra economica 2025, col quale si è deciso di stanziare cinque milioni di euro per la realizzazione di nuovi centri anti-violenza. [8]

 

È proprio in questa fase che la vicinanza delle Istituzioni dovrebbe essere più forte e presente, per fornire sostegno e protezione. È importante che vi sia del personale specializzato, che abbia la capacità di comprendere la situazione della donna e sappia accompagnarla in tutto il percorso, che incomincia dal coraggio di denunciare. Proprio da tale momento lo Stato ha il compito di tutelare la donna, in modo tale da proteggerla dalle possibili ritorsioni. Tutela che passa anche attraverso tempi di accertamento del procedimento penale più brevi rispetto a quelli attuali italiani. Questo è un fattore che non bisogna sottovalutare poiché proprio in tale lasso di tempo, vi è il rischio della possibile perpetrazione di ulteriori violenze ai danni della vittima. Questo ragionamento si ricomprende, più in generale, nel noto problema della lunghezza eccessiva dei procedimenti volti ad accertare la responsabilità penale di un soggetto. Con l’introduzione del cosiddetto Codice Rosso, in relazione ai reati determinati dalla discriminazione di genere, l’inizio del procedimento è stato velocizzato, in quanto sono state previste delle regole procedurali che implicano maggiore celerità nella comunicazione al PM della notizia di reato. Sarebbe, dunque, auspicabile che si prevedano delle corsie preferenziali anche in relazione allo svolgimento del processo, in modo tale da accertare la responsabilità penale dell’uomo maltrattante in tempi più brevi e certi.

 

Infine, è utile ragionare su un tema spesso sottovalutato dalla collettività, ossia il problema degli uomini maltrattanti. In particolare, sarebbe opportuna la diffusione su tutto il territorio nazionale dei centri di assistenza psicologica per gli uomini maltrattanti. Comminare una sanzione penale può non avere una effettiva finalità rieducativa, se non si accompagna a un percorso attraverso il quale il soggetto violento possa prendere coscienza di quanto ha commesso. Peraltro, in questo modo, si può anche ragionevolmente prevenire una condotta recidiva.

Il recupero degli uomini violenti si inscrive, più in generale, nel processo di formazione e di prevenzione di coloro che hanno compiuto degli atti di violenza contro le donne. Quest’ultimo aspetto assume ancora maggiore rilievo, in quanto i centri per gli uomini maltrattanti possono rappresentare un presidio per il contrasto preventivo alla violenza, garantendo un supporto psicologico costante e personalizzato a colui che si trova in difficoltà nella gestione di una relazione affettiva. [9]

È dunque assai importante lo stanziamento della somma di quattro milioni di euro, previsto dalla Manovra 2025, che verrà destinato a queste strutture specializzate. [10]

 

In questa giornata dedicata al contrasto contro la violenza sulle donne, è necessario comprendere che i crimini ad essa connessi possono essere contrastati solamente con l’impegno di tutti noi, che non può e non deve ridursi ad oggi, ma necessita di essere portato avanti nella quotidianità. Spesso, basta un semplice gesto per aiutare una vittima di violenza ed è un dovere morale collettivo proteggere tutte le donne che subiscono un sopruso. Solo così potremmo costruire una società migliore e più giusta, nella quale il patriarcato sia solamente un lontano retaggio.

 

Fonti:

  1. Sono 20 mila le donne che chiedono aiuto ai centri antiviolenza: i dati del Cnel, in Dire. Agenzia stampa nazionale, 23 novembre 2024

  2. Nel 2024 aumentate quasi del 60% le chiamate delle donne al numero anti violenza 1522, in FanPage, 24 novembre 2024.

  3. Marta Maria Nicolazzi, Una breve storia del patriarcato, in Donnexstrada, 17 luglio 2021.

  4. Per riferimento al tema, in generale, si può leggere Aumentare le pene non è il sistema migliore per diminuire i reati, in Il Post.

  5. Riccardo Piccolo, La castrazione chimica non serve a fermare le violenze sessuali, come crede la Lega, in Wired, 19 settembre 2024.

  6. G. Cioppa, I femminicidi. Molto più di un problema normativo, in Osservatorio metropolitano di Milano, 8 dicembre 2023.

  7. Educare alla non violenza: il rispetto si impara dall'infanzia, in Save the children, 25 novembre 2023.

  8. C. Cafiero, Donne vittime di violenza: dal 2025 nuove risorse per la formazione, in QuotidianoPiù, 14 novembre 2024.

  9. Redazione OrticaWeb, Come recuperare gli uomini autori di violenza, in OrticaWeb.Notizie in tempo reale, 14 febbraio 2022.

  10. C. Cafiero, Donne, cit.

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