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L'antieuropeismo di Conte

  • Immagine del redattore: Alessio Arriu
    Alessio Arriu
  • 27 nov 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

La vittoria del 25 Novembre del Real ai danni dell’Inter ha riaperto tutte le ferite estive che si erano create all’interno della società nerazzurra. E stata una partita da dimenticare sotto tutti gli aspetti: in primis sotto il punto di vista caratteriale, con Vidal che porta a casa due cartellini gialli nel giro di 30 secondi, lasciando i suoi compagni in dieci per un'ora; in secundis sotto il punto di vista tecnico, con un organico svogliato e senza idee di gioco.


Sin dall’esperienza alla Juventus, Antonio Conte ha sempre dimostrato di non saper adattarsi allo stile di gioco europeo, fallendo in tutti e tre gli anni in bianconero, nonostante in Italia dominasse indisturbato le classifiche. A tutto ciò si potrebbe dare una spiegazione, partendo dal modulo di gioco utilizzato dall’allenatore salentino: il 3-5-2. Un modulo votato all’alta intensità in centrocampo, dove prevale lo scontro fisico e il pressing alto, ma anche l’alto dispendio di energia che porta la rosa nella maggior parte delle partite in stagione a perdere lucidità nella fase finale della partita: la situazione ideale per questa idea di gioco sarebbe quindi arrivare al ‘70 con la partita in cassaforte. Il problema principale di questo modulo risiede nei ruoli tattici dei giocatori: nel caso delle rose di Conte tutti avranno dei compiti difensivi per supportare la difesa a tre per evitare le eventuali situazioni di contropiede. Questo danneggerà i giocatori tecnici, in quanto arriveranno sulla trequarti con poca lucidità per concretizzare il vantaggio. L’incompatibilità con il gioco europeo risiede quindi nella tattica, perché squadre come il Liverpool, votate ad una manovra veloce e con una vocazione all’estro tecnico, nonostante magari nel primo tempo non riescano ad entrare nella trequarti avversaria, nella fase finale, affidandosi al trequartista libero dai compiti difensivo-tattici, inventerà la giocata che sbloccherà la partita a favore della propria squadra.


Oltre ai problemi riguardanti le scelte dell’allenatore, vi è probabilmente un problema legato alla poca sinergia tra la società e l'allenatore, nello specifico tra l’allenatore e il direttore sportivo. Dopo un ottimo mercato estivo nel quale è arrivato Romelu Lukaku, nel mercato di riparazione il Ds ha puntato su un giocatore incompatibile per il gioco di Antonio Conte: Christian Eriksen. Questo acquisto è stato positivo in ottica di un’eventuale rivendita perché è stato preso a parametro zero, ma non dal punto di vista tecnico, perché durante la stagione ha dimostrato poca lucidità dentro gli schemi di gioco. Stesso discorso vale per Hakimi e Perisic: essendo esterni offensivi, non rendono in un sistema di gioco dove bisogna coprire un’intera fascia di gioco, limitandosi al semplice contenimento delle ali avversarie. L’organico dell’Internazionale, che piaccia o no, non è funzionale ad Antonio Conte, e molto probabilmente se verrà confermato per tutta la stagione e non otterrà gli innesti giusti per esprimere al meglio le potenzialità del 3-5-2, difficilmente questa squadra potrà ambire allo scudetto.

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