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Giannis Antetokounmpo, dalle strade di Sepolia al titolo NBA

  • Immagine del redattore: Matteo Cardia
    Matteo Cardia
  • 25 lug 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

Il suono della sirena decreta la vittoria. Quasi non si sente perché Milwaukee aspettava questo momento da cinquant’anni e le arene negli Stati Uniti sono tornate a riempirsi dopo mesi di vuoto. Anche Giannis Antetokounmpo aspettava questo momento. Abbraccia la famiglia poi si siede in prima fila, commosso. Sembra guardare indietro nel tempo. Partendo da quei giorni passati nelle strade di Atene insieme a suo fratello Thanasis a vendere occhiali da sole, borse e cd, lottando contro la paura di essere scoperti e rimandati verso una Nigeria che non poteva essere chiamata casa, fino ai viaggi tra metro e pullman in direzione del campo dove aveva cominciato ad allenarsi ad appena quindici anni, quando ancora per la Grecia lui non era greco, nonostante ci fosse nato. Quella del nuovo campione NBA e MVP delle Finals è anche il racconto di regole insensate imposte dall’uomo, non solo una storia di riscatto sociale.


La prima volta che Giannis vede una partita di pallacanestro non nasce l’amore per il gioco. Comincia a formarsi l’idea che un futuro diverso potesse esistere, anche per un bambino nero, senza nazionalità, povero. Dentro un piccolo appartamento di Sepolia, periferia nord di Atene, quel bambino, i suoi due fratelli e il papà stanno guardando la Grecia che affronta e batte gli USA nella semifinale del mondiale di basket del 2006. Non sono Diamantidis, Spanoulis o Papaloukas ad attirare l’attenzione del giovane apolide ma un uomo alto poco più di due metri e con almeno 150 kg di peso addosso. Si chiama Sofoklīs Schortsianitīs ed oltre ad essere un rebus per i lunghi statunitensi, ha la pelle nera. Significa che anche per chi non è bianco, c’è una possibilità di sfondare, di potersi dire ufficialmente greci oltre che sentire di esserlo nella realtà della vita di tutti i giorni. [1]


Il sogno però non si costruisce da solo. La scuola la mattina, il lavoro che prende il pomeriggio, la sera e pure qualche ora tra i banchi. C’è una famiglia da aiutare, perché gli sforzi di papà Charles e mamma Veronica non bastano a portare tutti i giorni da mangiare in casa. I due però, immigrati in Grecia nel 1991 senza alcun documento, conoscono il valore dello sport. Sono entrambi ex atleti ma sanno anche che al di là del piccolo impiego, più il tempo passato dai loro figli nelle vie della città aumenta, più alto sarà il pericolo di finire in brutti giri. Dopo quella sera d’estate, Giannis mette da parte la passione per il calcio e conosce il campetto vicino casa, quello in cui oggi è disegnato un suo volo verso canestro. Divide le scarpe e la routine con il fratello maggiore Thanasis: scuola, lavoro, basket. Non passa molto tempo che un allenatore, Spiros Velliniatis, li noti e provi a convincerli ad allenarsi con il Filathlitikos. Non si può smettere di studiare, né di lavorare ma Velliniatis è disposto anche ad aiutare di tasca sua, in aggiunta ai pochi soldi che la società mette a disposizione.


Thanasis è più grande, può iniziare, Giannis invece deve aspettare i quindici anni e porterà con sé anche i suoi due fratelli più piccoli, Kostas e Alex. Più di due metri d’altezza, pochi muscoli ma una capacità di correre che non si vede su tutti i campi. Ad imparare, il terzogenito della famiglia ci impiega veramente poco, ha atletismo e una varietà nei fondamentali che è sorprendente tra i pari età. Thanasis, che fa parte della squadra senior, lo fa notare a Giorgos Panou, agente e collaboratore di Alex Saratsis, agente greco-americano che ancora oggi ne cura i diritti. I primi video, seppur di pessima qualità, convincono i due agenti a puntare su di loro, soprattutto dopo la prima stagione tra i senior ad appena diciott’anni in A2 greca. Cominciano a presentarsi scout europei e di NBA.


La svolta però arriva al primo vero e proprio evento che mostra Giannis a un pubblico ancora più ampio. L’Europeo U20 del 2013 è però soprattutto una vittoria personale e familiare. È la occasione in cui Giannis Antetoukounmpo può sentirsi greco a tutti gli effetti: arriva la cittadinanza per meriti sportivi ma soprattutto la maglia della nazionale greca. È il primo cerchio che si chiude prima di spiccare il volo verso gli States come Schortsianitīs visto sette anni prima in quella piccola televisione in uno dei tanti appartamenti vissuti durante l’infanzia di Sepolia. La vita di Giannis è definitivamente cambiata. [2][3] Un talento grezzo ma ben visibile in superficie. Per gli scout NBA, Giannis è un ragazzo tutto braccia e gambe, con incredibili capacità nell’attaccare il canestro, passare il pallone e difendere contro ogni tipo di avversario. È il prototipo del giocatore che deve ancora capire come diventare grande ma che potenzialmente può esserlo.


Atlanta Hawks e Bucks sono le squadre più interessate. La spunteranno i secondi, chiamando il prospetto alla numero 15 della lotteria. I primi tempi saranno difficili. La faccia, che sembra ancora quella di un bambino, giustifica un ambientamento complesso: la famiglia è lontana. Ancora una volta i documenti di mezzo. Quei visti necessari ad andare oltreoceano faticano ad arrivare, non vengono rilasciati per due volte. Il terzo tentativo è quello buono. La famiglia riunita, fa iniziare definitivamente la carriera NBA di Giannis. [4] In 3 anni la crescita fisica e cestistica diventa esponenziale. La lista dei premi diventa lunga e a 26 anni il greco è già uno dei più vincenti nella storia della lega americana. Nel 2016 è Most Improved Player of the Year, All-Star dal 2017, MVP della stagione regolare nelle annate 2018-2019 e 2019-2020 – a cui unisce il premio di Miglior Difensore, dall’annata 2018-2019 fa sempre parte del primo quintetto della lega e di quello riservato ai migliori difensori. Martedì ha aggiunto il titolo più importante, quello di campione NBA, a cui ha aggiunto quello di MVP delle Finals, giocate ad un livello altissimo, come dimostrato dalle medie fatte registrare e dai 50 punti di gara 6. L’equilibrio tra umiltà e convinzione dei propri mezzi ha permesso ad Antetoukounmpo di raggiungere e andare oltre gli obiettivi che si era posto, rispettando le attese che Kobe Bryant gli aveva fatto immaginare. [5] Lo ha dimostrato anche in conferenza stampa, abbracciando i suoi trofei, cosciente del fatto di essere un esempio per milioni di persone, in Africa e in Europa.


Un percorso tortuoso tra leggi basate sul sangue e documenti che non arrivano, reso ripido da una povertà che potrebbe spazzare via i sogni da un momento all’altro. Nella storia di Giannis Antetoukounmpo si possono riconoscere in tanti, una moltitudine non dotata dello stesso talento ma che ha camminato sulla stessa strada prendendo bivi differenti. Che da bambino o bambina ha dovuto rinunciare, aspettare, costretto a sentirsi diverso. Il campione greco ha avuto dalla sua parte determinazione e fortuna, quegli ingredienti capaci di conferire allo sport il suo aspetto quasi mitologico.


La palla a spicchi come mezzo e non fine, lo sport come unico ascensore sociale ancora realmente attivo, nonostante i tempi e le realtà ne abbiano a volte messo in difficoltà il funzionamento. Il mezzo e non il fine. Dalle strade di Sepolia fino all’Olimpo del basket. Giannis Antetoukounmpo è la rivalsa che si fa realtà. È la persona, prima del sangue, delle origini e del giudizio degli altri.


Fonti:

[1] The Woj Pod, RE-AIR: THE GIANNIS DRAFT Ep. 1: Who is Giannis? [2] Chris Mannix, Out of order? An unknown mid-first-rounder develops a cult as the steal of the 2013 draft, while the top selection struggles to shed comparisons with the NBA's biggest busts, VAULT, 10 marzo 2014, https://vault.si.com/vault/2014/03/10/out-of-order [3] Andrew Binner, Giannis Antetokounmpo: From poverty in Greece to NBA's most lucrative player, Olympics.com, 19 febbraio 2021,

https://olympics.com/en/featured-news/giannis-antetokounmpo-nba-milwaukee-bucks-greece [4] NBA on TNT, Finding Giannis | NBA on TNT, 17 febbraio 2021, https://www.youtube.com/watch?v=HrCU305tzmM [5] Simone Ipprio, NBA, Antetokounmpo e quella sfida vinta con Kobe Bryant: “Non volevo deluderlo”, NBA religion.com, 21 luglio 2021, https://www.nbareligion.com/2021/07/21/nba-antetokounmpo-sfida-vinta-kobe-bryant-non-volevo-deluderlo/

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