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Verso il 5 novembre: le politiche climatiche negli Stati Uniti di Trump e Biden. Quale futuro nella prossima presidenza? Part 1

  • Immagine del redattore: Silvia D'Andrea
    Silvia D'Andrea
  • 4 nov 2024
  • Tempo di lettura: 5 min



Il 5 novembre segnerà una data importante per il futuro delle politiche ambientali e climatiche degli Stati Uniti per i prossimi quattro anni. Di fronte a una campagna presidenziale incerta è utile ripercorrere brevemente il percorso storico delle politiche climatiche negli Stati Uniti e le principali azioni delle amministrazioni Trump e Biden. Sulla base dei programmi delle piattaforme dei due partiti, sarà anche possibile tracciare il probabile orientamento dei due candidati alle vicine elezioni, Donald Trump per i repubblicani e la vicepresidente Kamala Harris per i democratici, sul tema in un prossimo articolo.


Contesto storico


Spesso quando si parla di Stati Uniti e ambiente-clima si tende a considerare questo binomio come un ossimoro. La preoccupazione ambientale negli USA non è invece un tema nuovo, ma è anzi presente in maniera abbastanza qualificata nella politica statunitense fin dagli anni ’60. Ciò, in particolare, grazie al ruolo delle associazioni ambientaliste, alla consapevolezza anche scientifica degli effetti degli incidenti ambientali e ai cambiamenti sociali. Si inizia, tuttavia, a parlare più strettamente di clima e cambiamento climatico solo più tardi, quando negli anni ’70 ebbero inizio le conferenze internazionali sulla tutela dell’ambiente (p.es. Stoccolma 1972, Ginevra 1979, Toronto 1988). In seguito all’incidente di Chernobyl e alla scoperta del buco nell’Ozono, il problema dell’inquinamento atmosferico, dell’effetto serra e del conseguente riscaldamento globale dovuto alle emissioni ha fortemente contribuito alla crescita della preoccupazione per i cambiamenti climatici. In questo modo si è arrivati, prima, al Protocollo di Montreal nel 1987 e poi, nel 1992, alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici ed ai relativi protocolli e accordi internazionali ad essa legati nell’ambito del percorso delle Conferenze delle Parti (COP).

Così, si va più o meno di pari passo: cresce il problema e la preoccupazione a livello internazionale e di riflesso cresce anche a livello interno negli USA. Grossomodo, fino alla fine degli anni ’70 c’è stato un atteggiamento bipartisan sulla tema della tutela dell’ambiente. Dalla presidenza Reagan in poi si è invece andati verso una polarizzazione partitica fra democratici e repubblicani, con i primi maggiormente attenti alle preoccupazioni ambientali e i secondi generalmente più preoccupati della performance economica del Paese, della deregulation e dunque meno inclini a un impegno sostanziale nelle politiche ambientali e climatiche – sia a livello interno che internazionale – di cui spesso contestavano la scienza. Si tratta di un trend che sebbene abbia quindi delle radici storiche, in realtà trova conferma anche oggi.


L'era Trump


Consultando il programma elettorale del partito repubblicano per le elezioni del 2016 si potranno notare alcuni elementi strutturali già provenienti dall’amministrazione Reagan: democratici considerati come estremisti ambientali, valorizzazione dell’economia e analisi costi-benefici rispetto alla spesa per l’ambiente, rifiuto di un modello di tutela ambientale che possa far perdere opportunità di lavoro, fede nel technical fix, supporto alla deregulation e ridimensionamento dell’Environmental Protection Agency (EPA). [1] Si rifiuta infine la base scientifica del cambiamento climatico che spesso Trump ha definito una “bufala”, e dunque la partecipazione degli USA alle iniziative e accordi internazionali già patrocinati dall’ONU. Il programma per l’energia, volto all’indipendenza energetica del Paese e al rendere gli USA un esportatore netto, si pone sulla stessa linea: sostegno ai combustibili fossili, all’apertura dei terreni pubblici e delle aree offshore per lo sfruttamento (anche via fracking) di risorse naturali come petrolio e gas. Posizioni inequivocabilmente a sfavore dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico.


Le azioni di Trump sono state coerenti con il programma del partito e hanno goduto del sostegno dello staff della Casa Bianca, prevalentemente composto da membri che condividevano la visione dell’ex Presidente.


Dal punto di vista interno, c’è stato un sostanziale rollback delle politiche di Obama sulla base dell’approccio “America first”. L'amministrazione Trump ha avviato una vasta campagna di deregulation, riducendo drasticamente il numero di regolamenti ambientali imposti alle imprese. [2] Una serie di ordini esecutivi e leggi hanno concretizzato la strategia energetica dell’amministrazione, riducendo le dimensioni delle aree protette, aprendole all’esplorazione ed estrazione di risorse energetiche. La revoca del Clean Power Plan di Obama, [3] la revisione degli standard di efficienza energetica dei veicoli, [4] e la modifica del National Environmental Policy Act – cuore della politica ambientale USA – hanno complessivamente ridotto le pressioni ambientali sul settore industriale. [5] Di conseguenza, sono state semplificate e velocizzate le pratiche per l’avvio (o ripresa) di grandi progetti infrastrutturali, come per esempio oleodotti Keystone XL e Dakota Access. [6] Trump ha anche proposto tagli significativi alla ricerca sulla lotta al cambiamento climatico e alle agenzie federali che se ne occupano, come l’EPA, [7] così come ha avuto un atteggiamento fortemente negazionista, in alcuni casi ostacolando e censurando addirittura rapporti e studi sui suoi effetti, con ciò riducendo gli sforzi dell’amministrazione sul tema.[8]


Dal punto di vista internazionale, Trump ha ridotto significativamente la partecipazione degli Stati Uniti ai programmi e alle iniziative internazionali per affrontare il cambiamento climatico, per esempio in ambito G7. [9] In tal senso, l’azione che ha fatto maggior scalpore è stata sicuramente l’annuncio, il 1 giugno 2017, del ritiro USA dall’Accordo di Parigi e dunque anche della fine del finanziamento USA al Green Climate Fund. Nel discorso che ha tenuto, [10] Trump ha giustificato questa decisione sostenendo che l'accordo avrebbe danneggiato l'economia americana, causando la perdita di posti di lavoro e mettendo l'industria statunitense in una posizione svantaggiosa rispetto a Paesi come la Cina. [11] Non si escludeva, però, la possibilità di negoziare un accordo sul tema in futuro che fosse “più giusto” verso il Paese. Anche in questo caso troviamo una somiglianza con il passato, quando nel 2001 George W. Bush rigettò il Protocollo di Kyoto.


L’amministrazione Biden, nel quadriennio successivo e che si chiuderà tra pochi giorni, ha provato a cambiare verso sulle questioni ambientali. L’analisi delle politiche dell’amministrazione democratica saranno al centro del prossimo articolo, così come le prospettive legate al nuovo voto.



Fonti:

[1] The American Presidency Project, 2016 Republican Party Platform, https://www.presidency.ucsb.edu/documents/2016-republican-party-platform#resources

[2] C. Baker, The Trump administration’s major environmental deregulations, Brookings, 15 dicembre 2020, https://www.brookings.edu/articles/the-trump-administrations-major-environmental-deregulations/

[3] The American Presidency Project, https://www.presidency.ucsb.edu/documents/executive-order-13783-promoting-energy-independence-and-economic-growth Executive Order 13783—Promoting Energy Independence and Economic Growth

[4] C. Davenport, Trump Administration, in Biggest Environmental Rollback, to Announce Auto Pollution Rules, The New York Times, 30 marzo 2020, https://www.nytimes.com/2020/03/30/climate/trump-fuel-economy.html

[5] Trump White House, Presidential Executive Order on Establishing Discipline and Accountability in the Environmental Review and Permitting Process for Infrastructure, 15 agosto 2017, https://trumpwhitehouse.archives.gov/presidential-actions/presidential-executive-order-establishing-discipline-accountability-environmental-review-permitting-process-infrastructure/

[6] Trump White House, President Trump Takes Action to Expedite Priority Energy and Infrastructure Projects, 24 gennaio 2017, https://trumpwhitehouse.archives.gov/briefings-statements/president-trump-takes-action-expedite-priority-energy-infrastructure-projects/

[7] E. Lehmann, E. Holden, Trump Budget Cuts Funds for EPA by 31 Percent, SCIAM, 16 marzo 2017, https://www.scientificamerican.com/article/trump-budget-cuts-funds-for-epa-by-31-percent/

[8] E. Holden, War on science: Trump administration muzzles climate experts, critics say, The Guardian, 26 luglio 2019, https://www.theguardian.com/us-news/2019/jul/26/war-on-science-trump-administration-muzzles-climate-experts-critics-say

[9] A. Chrisafis, G7: Trump skips talks on climate crisis and Amazon fires, The Guardian, 26 agosto 2019, https://www.theguardian.com/us-news/2019/aug/26/donald-trump-skips-g7-talks-on-climate-crisis-and-amazon-fires

[10] Trump White House, Statement by President Trump on the Paris Climate Accord, 1 giugno 2017, https://trumpwhitehouse.archives.gov/briefings-statements/statement-president-trump-paris-climate-accord/

[11] T. Chama, D. Henry, Trump: We are getting out of Paris climate deal, The Hill, 6 gennaio 2017, https://thehill.com/policy/energy-environment/335955-trump-pulls-us-out-of-paris-climate-deal/

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