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Siamo tutti il Joker?

  • Immagine del redattore: Giulio Ardenghi
    Giulio Ardenghi
  • 20 gen 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Cosa ottieni se metti insieme un malato di mente solitario con una società che lo abbandona e poi lo tratta come immondizia? Te lo dico io che cosa ottieni: ottieni quel cazzo che ti meriti. - Joker


Il film Joker (2019) di Todd Phillips non ha tardato a stabilirsi come un vero e proprio cult. La cosa non dovrebbe sorprendere più di tanto, dato che tratta dell’origine di uno dei supercattivi più conosciuti e amati dell’universo DC Comics. Il film accompagna lo spettatore lungo il percorso che porta un uomo di mezza età con problemi mentali, che vive con la madre in un modesto appartamento nella squallida Gotham City e lavora come clown in una ditta di pubblicità, a diventare l’astutissimo e spietato arcinemico di Batman che tutti conosciamo.


Quello di Arthur Fleck (il nome “borghese” del protagonista) è un personaggio che porta anche coloro che non sono appassionati di fumetti a interessarsi al film. Non c’è nessun supereroe che vigili su Gotham City, e lo stesso Batman non appare mai come tale, ma solo, brevemente, nei panni di un piccolo Bruce Wayne che non è certo nelle condizioni di aiutare gli indifesi. Non c’è proprio nessuno che incarni il Bene in questo film, e l’unico personaggio con cui si può essere empatici non è che lo stesso Arthur.

Le aspettative deluse fanno da filo conduttore per tutta la storia fino all’exploit finale. I familiari, gli amici e persino i nostri idoli in televisione ci deludono: queste persone che ammiriamo così tanto si rivelano crudeli come tutte le altre, pronte a mentirci e pugnalarci alle spalle quando pensano di poterne trarre un vantaggio. E ogni delusione ci rende peggiori, più cattivi. Chi può dire di non saperne niente?


È proprio questo il modo in cui Joker ha presa così facile nell’ambito di determinate subculture. Molti commentatori sia di destra che di sinistra hanno giustamente riconosciuto l’elemento di critica sociale nel film. È facile vedere come un ambiente come quello di Gotham City rispecchi il clima di competizione indiscriminata tipico delle società tardo-capitaliste occidentali, con la sua noncuranza per tutti coloro che vengono lasciati indietro. Non è un caso se le prime vittime del Joker siano proprio degli yuppie arroganti e violenti. Se questo clima consumista e nichilista non può essere ritenuto completamente responsabile della creazione di personaggi simili, di certo non si può negare che ne favorisca lo sviluppo.


C’è anche un’altra chiave di lettura che viene utilizzata spesso. Secondo quest’ottica, il Joker rappresenta il maschio bianco cisgender nelle società occidentali odierne, che viene continuamente vessato dal femminismo e dal politicamente corretto. Tra coloro che tendono a leggere il film in questo modo ci sono di sicuro i membri della manosphere, cioè tutta quella parte di internet che tenta, in vari modi, di restituire all’uomo la dignità che la misandria imperante nella cultura popolare attuale gli avrebbe portato via. L’uomo bianco si sente preso di mira dalla cosiddetta woke culture, che, nel tentativo di mettere in risalto le categorie storicamente oppresse (soprattutto donne e minoranze etniche e sessuali), vorrebbe cancellare tutti coloro che esibiscono comportamenti che deviano da questa nuova ortodossia. Anche se questi comportamenti sono semplicemente riconducibili alle normali caratteristiche maschili, questi vengono bollati come “mascolinità tossica”.


Senza entrare nel merito del dibattito, è chiaro che, nella maggior parte dei casi, le persone che la pensano in questo modo non hanno davvero intenzione di seguire le orme del loro “maestro” fino in fondo. C’è però da chiedersi come mai il loro senso di smarrimento sia tale da portarli a vedere persino un personaggio dai tratti del Joker come uno di loro. A parte questo, sarebbe forse più intelligente ammettere che alcune delle preoccupazioni dei membri della manosphere siano legittime. Ad esempio, nelle Isole Britanniche i suicidi commessi dagli uomini superano di quasi 3 volte quelli commessi dalle donne. [1] Quali sono le condizioni che portano a ciò? Dobbiamo per forza scegliere tra il rispondere con frasi sarcastiche sulla fragilità maschile e l’usare narrazioni misogine per far fronte a questo fenomeno? Se, in un modo o nell’altro, Joker riesce a portare sulla pubblica piazza dibattiti come questo, allora si può considerare un grande merito del film. Anche se, in realtà, questo non è ancora successo e la pellicola è diventata un altro strumento per veicolare i messaggi delle subculture e dei gruppi identitari.


In questo film c’è, infine, un altro tema di cui però si parla meno. Mi riferisco a quello della popolarizzazione della malattia mentale. Nell’altra parte dei social media, cioè non quella delle subculture ma quella delle persone “normali” (normie) popolata soprattutto da individui che cercano di illudere te e loro stesse che la loro vita sia molto migliore della tua, c’è una moda che imperversa già da diversi anni: quella del darsi un tono autodiagnosticandosi problemi mentali. Nel bene o nel male, il film mostra come la malattia mentale non sia una cosa bella o qualcosa di cui avvalersi per far sì che le proprie opinioni acquistino automaticamente più credibilità delle altre. Il Joker soffre, perde il controllo, si crea illusioni, si caccia nei guai e uccide. E nemmeno uno come lui si arroga il diritto di pensare di essere moralmente superiore per via della sua condizione psicologica.


In conclusione, Joker è un film che certamente merita la sua popolarità e ha successo nel suo tentativo di mettere in luce diversi problemi nella nostra società. Non pochi commentatori lamentano che la pellicola sembra far passare il Joker come un eroe. Se c’è qualcosa di vero in questo, l’obiettivo principale sembra piuttosto quello di mettere in luce come una società malata produca alienazione e non faccia nulla per aiutare chi non è “utile”, anche quando una maggiore coesione sociale potrebbe essere una migliore prevenzione contro l’autodistruzione.


Quanto espresso in questo articolo è basato sulle opinioni dell'articolista che non necessariamente riflettono la linea editoriale di TocToc Sardegna


Fonte: [1] Dati di Samaritans, una onlus che si occupa della prevenzione dei suicidi a livello internazionale.


Fonte copertina: Il Fatto Quotidiano

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