Questo mondo non mi renderà banale
- Giulio Ardenghi
- 4 lug 2023
- Tempo di lettura: 5 min

Proprio come la sua prima serie su Netflix, "Strappare lungo i bordi", la nuova grande opera di Michele Rech (in arte Zerocalcare) per questa piattaforma è passata tutt’altro che inosservata.
"Questo mondo non mi renderà cattivo" si propone come il sequel dello sceneggiato di cui sopra, e mantiene alcuni dei personaggi principali (tra cui Secco, Sarah e l’immancabile Armadillo, che rappresenta la coscienza stessa del protagonista). Pur conservando l’ambientazione negli anonimi quartieri-dormitorio di Roma e la caratterizzazione allo stesso tempo realista e surreale dei personaggi, "Questo mondo non mi renderà cattivo" ha una dimensione molto più politica e sociale della serie precedente.
In "Strappare lungo i bordi", Zero e i suoi amici sono dei ragazzi che cercano di trovare il loro posto nel mondo nonostante un contesto che non ha pietà per i più deboli. Ora sono invece adulti, e il loro compito è quello di capire come fare a combattere per i loro ideali di una società più giusta quando non sempre questi si allineano con i loro interessi o con quelli delle persone a cui vogliono bene.
Il problema che Zerocalcare pone al centro della sua serie è un problema reale: la retorica dell’estrema destra prende spesso piede nei contesti impoveriti dal punto di vista economico e culturale. Non di rado chi si riempie la bocca di parole come “libertà” e “democrazia” o pretende di parlare per chi sta ai margini della società lo fa per suscitare il consenso della buona società e
non ha alcuna voglia di interagire con le persone che pensa di rappresentare. Ma come possiamo esigere che coloro che per anni abbiamo chiamato analfabeti funzionali e di cui abbiamo riso proponendo di togliere il diritto al voto a chi non è abbastanza “studiato” oggi sia ancora disposto
a starci ad ascoltare?
Tuttavia, se il regista è stato abile nell’identificare quest’abitudine classista di cui si parla ancora troppo poco, c’è da vedere se e come pensa di risolvere questo problema. Ci sono alcune scene che presentano dilemmi. Ad esempio, ci sono amici persi di vista che ora militano per i gruppi di estrema destra, quindi opposti alle idee di Zerocalcare, che il protagonista cerca di “redimere” ma poi desiste perché si rende conto di star parlando da una posizione di privilegio. Oppure ci sono amiche che hanno sempre avuto il ruolo di “faro” morale del gruppo, che ora si ritrovano a mettere da parte i propri ideali per ottenere il lavoro dei sogni e mettere fine a quasi 40 anni di promesse non mantenute e lavori umilianti.
Nella scena finale la situazione viene infine salvata da una sorta di deus ex machina. Probabilmente rifacendosi al neorealismo, da cui la serie è all’apparenza così distante, Zerocalcare preferisce raccontare i problemi e gli stati d’animo piuttosto che cercare soluzioni. Di base, molti di noi si ritrovano a vivere le situazioni dei due amici descritti sopra sulla loro pelle, ma non c’è nessun deus ex machina per noi. Ognuno impara a sue spese che dovrà scendere a compromessi anche importanti se vuole conquistarsi una vita “normale”.
Zerocalcare ha ragione quando fa notare che dietro l’apparente aggressività del suo vecchio amico c’è una persona umana con le sue frustrazioni ma anche le sue unicità. Alcune persone hanno fatto leva sulle sue debolezze per portarlo sulle proprie posizioni. Sicuramente questo è il caso di molti. Una serie Netflix non può entrare in troppi dettagli, ma è il caso di chiarire che qualunque persona ha la sua interiorità, e anche il pensare (come è tipico della retorica di certi ambienti di sinistra) che i fascisti abbiano perso il diritto all’unicità e non siano che una massa subumana da reprimere con la violenza, ha un qualcosa di classista.
Tuttavia alcuni messaggi non sono pienamente condivisibili.
C’è una scena in cui lo stesso amico confessa velatamente la sua omosessualità al protagonista. Ciò riporta alla banale retorica secondo cui tutti gli omofobi sono in realtà degli omosessuali che non sanno accettarsi. Non solo questo non è vero, ma questa convinzione porta paradossalmente alla legittimazione di prese di posizione omofobe, che vengono considerate accettabili quando le vittime di esse sono gli omofobi stessi.
Per quanto riguarda l’altra amica, la stessa che nella prima serie fungeva da “faro” per il protagonista, la sua storia ha un grandissimo valore drammatico (e il suo dialogo con Zero è, a mio avviso, il momento migliore di tutta la serie), ma rappresenta un vero e proprio cortocircuito a livello ideologico. Chi si identifica nelle ideologie di estrema sinistra è abituato a mettere gli interessi del collettivo al di sopra di quelli dell’individuo. Abbracciare la retorica del “lavoro dei tuoi sogni” significa pensare nei termini di chi vede il lavoro come unico scopo della vita dell’uomo, che deve metterci passione e identificarsi con esso in modo da produrre al massimo ed esserne soddisfatto. Zerocalcare deve affidarsi a un deus ex machina per districarsi da un conflitto che potrebbe risolvere in un attimo, se solo volesse davvero prendere le posizioni ideologiche della cui retorica le sue opere sono piene zeppe.
C’è poi tutta la questione della "legittimazione", di chi ha il diritto di parlare di cosa. Il regista è stato criticato per una sua frase nella quale dice che “solo chi ha veramente titolo per parlare può aprire la bocca” [1] , e a seguito di ciò si è sfogato su Instagram dicendo che per “titolo” intendeva dire “legittimità”, non “titolo di studio”. Ma questa non è ancora una giustificazione. Rifiutarsi di rispondere a un’argomentazione e attaccare la persona che la articola corrisponde alla fallacia logica nota come ad hominem. Se un operaio sa bene di cosa si sta parlando quando si parla di lavoro in fabbrica, la sua esperienza gli dà il vantaggio di poter produrre argomentazioni più informate e persuasive, ma non costituisce un valore in sé.
Il tutto senza contare il momento in cui Zerocalcare scade nel pauperismo e insinua che un laureato alla Bocconi non ha mai lavorato in tutta la sua vita. La sua convinzione secondo cui chi svolge mestieri pesanti e poco remunerati lavora veramente, mentre chi si dà alle professioni intellettuali è solo un parassita, gli sarebbe valsa un "ok boomer" se gran parte del suo seguito non
fosse proprio tra gli studenti agiati e boriosi il cui classismo Zerocalcare pensa di combattere.
Ci sono senz’altro molte parole ancora che potremmo spendere su questa serie così interessante. Come in "Strappare lungo i bordi", la riflessione sull’interiorità dei personaggi rimane il punto di forza maggiore di Zerocalcare. Per molti versi, anche quest’opera così corale è ben riuscita e vale
la pena di essere vista.
In conclusione, "Questo mondo non mi renderà cattivo rappresenta un passo avanti per quanto riguarda problemi cui anche il grande pubblico dovrebbe venire esposto. Il modo in cui li affronta, tuttavia, rischia di essere esso stesso un altro sintomo dei meccanismi che critica.
Quanto espresso in questo articolo è basato sulle opinioni dell'articolista che non necessariamente riflettono la linea editoriale di TocToc Sardegna
Fonte:
[1] M. Ciarlante, Zerocalcare furioso dopo le accuse di snobismo: “Non sono un baronetto”, Today, 23 giugno 2023, https://www.today.it/film-serie-tv/netflix/
Immagine di copertina: Zerocalcare (Fonte: L'Espresso)
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