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Perché all'estero gli scritti di Gramsci sono fonte d'ispirazione, perfino a destra

  • Immagine del redattore: Alessio Arriu
    Alessio Arriu
  • 13 dic 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Sono passati ormai 83 anni dalla morte di Antonio Gramsci, tuttavia al giorno d’oggi i suoi concetti e le sue teorie hanno trovato asilo più all’estero che nel suo paese. Si è ispirato ai suoi scritti il fenomeno dei neo-gramsciani, una corrente nata nel 1981 dalla mente del professore Robert W. Cox. che scrisse due articoli per il Millenium intitolati rispettivamente “Social Forces, States and World Orders: Beyond International Relations Theory” e “Gramsci, Hegemony and International Relations: An Essay in Method”, dove analizzava con un approccio critico le relazioni internazionali e l’economia globale tra gli Stati attraverso le teorie di Gramsci. Utilizzò per la maggiore i concetti di egemonia gramsciana, dei blocchi storici e del ruolo degli intellettuali nella creazione di questi ultimi. In breve, per concetto di egemonia Gramsci si riferisce ad un determinato gruppo sociale che governa su tutti gli altri gruppi attraverso il consenso di questi ultimi, vi è quindi l’assenza della coercizione, perché in tal caso si parlerebbe di dominio. Nello specifico al giorno d’oggi l’egemonia transnazionale è esercitata dal blocco storico della finanza, come la World Bank e l’International Monetary Fund. Questa egemonia rimarrà tale fino a quando non vi sarà un gruppo sociale ugualmente potente da poter sostituire il gruppo sociale egemone.


Verrebbe a questo punto da chiedersi il motivo per il quale l’intellettuale sardo non riscuota lo stesso successo in Italia, dove è stato dimenticato non soltanto dalla politica, ma soprattutto dall’apparato scolastico, eccezion fatta per i licei. Non è un sicuramente un discorso di carattere politico, perché è stato trattato anche dal conservatore inglese Michael Gove, ispirandosi al concetto di scuola gramsciano, traducendolo in una visione più conservatrice. Su questo esempio dovrebbe riflettere l’Italia tutta, soprattutto la classe dirigente, progressista o conservatrice che sia, che affronta le tematiche con una visione di parte, dove i successori cercano di dimenticare il filosofo, magari per ampliare il bacino elettorale, e la compagine opposta non lo considera minimamente.


Si dovrebbe infine prendere esempio proprio da Gramsci, che nei suoi scritti analizzò più volte il suo mentore Benedetto Croce, di pensiero opposto, senza pregiudizi,


Sine ira et Studio.


Fonti:






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