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Lettera a Giulio Regeni

  • Davide Casula
  • 23 ott 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 24 ott 2021


Ciao Giulio,

sono passati 5 anni da quel maledetto 25 gennaio, sei andato via in un batter d’occhio, senza un perché, costretto a salire su un qualche mezzo militare e trascinato con violenza in una stanza buia e tetra in un angolo dimenticato del Cairo. L’apprensione è stata tanta nel momento in cui non abbiamo più avuto tue notizie: che fine ha fatto il nostro Giulio? Gli sarà accaduto qualcosa? I dubbi e le preoccupazioni assalivano i tuoi genitori e non solo, la sensazione di quel vuoto incolmabile si faceva pian piano spazio nei nostri cuori. Fino al momento in cui, il 3 febbraio 2016, è giunta la triste notizia del tuo ritrovamento in una zona periferica della città. Il dolore è stato indescrivibile.


Ma vorrei ricordati l’istante in cui sei partito alla volta dell’Egitto, fiero del tuo lavoro e con una motivazione incredibile, per approfondire i tuoi studi da dottorando dell’Università di Cambridge, riguardo ad un argomento decisamente scottante in quel periodo: i sindacati egiziani. A quel tempo, la situazione interna al Paese era alquanto delicata. Il presidente Abdel Fattah al-Sisi, salito al potere nel 2014, aveva instaurato un vero e proprio regime del terrore, opprimendo la vita di qualunque cittadino, vietando le riunioni pubbliche con l’obiettivo di sedare qualsiasi forma di dissenso, riducendo sempre più la libertà della popolazione egiziana e aprendo così nuovamente una stagione di violazione dei diritti umani.

Giornalisti, studenti, operai, i cosiddetti “traditori dello Stato” sono stati arrestati, torturati e giustiziati in men che non si dica. E purtroppo il destino, ma non solo, ha voluto che ciò toccasse anche a te.

Purtroppo, devo darti una pessima notizia. Un altro tuo fratello è stato preso con la forza dalle autorità egiziane. Si chiama Patrick Zaky e dal febbraio 2020 si trova ingiustamente in carcere.


I tuoi genitori stanno lottando contro tutto e tutti pur di far venire alla luce la verità e renderti giustizia. Tantissime persone si sono mobilitate in tuo nome, le piazze italiane e non solo si sono riempite per te, il tuo volto è presente nelle strade, nelle università. Sei sempre presente.

Le indagini sul tuo omicidio sono state purtroppo lunghe e tormentate, caratterizzate da falsi referti, depistaggi, e dalla scarsa collaborazione del fronte egiziano, nonostante quest’ultimo, dopo i primi rapporti freddi e il richiamo dell’ambasciatore italiano dal Paese nel 2016, avesse “promesso” un maggior impegno per dare più informazioni al governo italiano.


Purtroppo, le cose non sono andate così, anzi.

Le alte cariche egiziane hanno stretto nella morsa coloro che fornivano supporto alla tua famiglia: Il sito web dell’Egyptian Commission for Rights and Freedoms (ECRF), l’Ong per la tutela dei diritti umani di cui facevano parte i legali dei Regeni al Cairo, è stato oscurato. Il 10 settembre 2017 Ibrahim Metwaly, collaboratore del team legale della tua famiglia al Cairo, è scomparso in aeroporto; si è poi scoperto che era stato arrestato per ordine dell’Egypt’s State Security Prosecution (SSP), il tribunale di sicurezza nazionale legato al ministero dell’Interno egiziano. [1]

In questi anni, in più occasioni, vi è stato un contatto tra le autorità italiane ed egiziane ma il registro non è cambiato. Una situazione di stallo snervante. Dall’Egitto sono pervenute immagini, video risultati inutili al fine di scoprire ciò che è successo realmente quel 25 gennaio. Per non parlare delle tesi futili riguardo la tua scomparsa con presunti collegamenti alla droga ad infangare la tua memoria.

Le indagini sono comunque proseguite e nel dicembre 2020 attraverso alcune testimonianze sono stati resi pubblici alcuni dettagli sul modo in cui ci hai lasciato. Leggerli è stata una vera e propria botta al cuore per tutti noi, impossibile capire o solo immedesimarsi in ciò che hai passato in quei lunghissimi giorni. La violenza e la malvagità con cui ti hanno portato via non è degna dell’essere umano.

Ma questa crudeltà finalmente ha un volto. Perché attraverso le indagini e le ricostruzioni, la Procura di Roma ha individuato alcuni dei responsabili, tutti ufficiali della National Agency Security:

  • Sabir Tariq, 58 anni, generale presso il Dipartimento della sicurezza nazionale;

  • Ibrhaim Kamel Athar, 53 anni, colonnello, direttore di ispezione presso la Direzione della sicurezza di Wadi al-Jadid;

  • Helmy Uhsam, 53 anni, colonnello, già in forza alla Direzione della sicurezza nazionale;

  • Sharif Abdelal Maghdi, 37 anni, maggiore, in servizio presso la sicurezza nazionale. [2]

Nel maggio 2021 questi uomini sono stati rinviati a giudizio, ma la scarsa partecipazione da parte del Cairo ha condizionato nuovamente il proseguo del processo, iniziato qualche giorno fa (il 14 ottobre, ndr), dato che non è stato conferito alla procura italiana nessun dato circa la residenza degli imputati rendendo dunque impossibile inviare a loro la notifica degli atti. Un modo di vile di sottrarsi alle proprie responsabilità e alla giustizia.

Ti hanno accusato di essere una spia britannica, un sovversivo, una potenziale minaccia per l’equilibrio del Paese, un luogo all’interno del quale non vigono più regole e morale, bensì la legge dettata dal Presidente al-Sisi che mira all’estirpazione di qualsiasi pericolo che possa ledere il proprio potere.


E così la Terza Corte di Assise di Roma ha momentaneamente sospeso il processo, stabilendo che il decreto che disponeva il giudizio dovesse essere annullato perché "non vi erano i presupposti per dichiarare l'assenza degli imputati". [3] Quasi sicuramente verrà fissata una nuova udienza entro gennaio 2022 e spetterà al giudice dell’udienza preliminare informare gli imputati circa il loro rinvio a giudizio, attraverso una nuova rogatoria, e a mostrare la prova dei vari passaggi, affinché il processo si possa finalmente svolgere.

Servirà un’impresa. Sarà difficile avvalersi di questo vista l’ostruzione egiziana ma, caro Giulio, stai pur certo che i tuoi genitori non si arrenderanno mai, noi non ci arrenderemo mai e continueremo a scendere in piazza in tuo nome e tu sarai lì con noi a chiedere giustizia.


A presto Giulio. Mi auguro di poterti dare un giorno notizie migliori.


Fonti:

[1] Amnesty International, Omicidio Giulio Regeni: tutte le notizie e i fatti 2017 e 2016, 7 maggio 2016 - aggiornato al 2017 https://www.amnesty.it/giulio-regeni-notizie-2017-2016/

[2] C. Bonini, Giulio Regeni seviziato nella stanza 13: "Era legato con catene di ferro e portava i segni delle torture", La Repubblica, 10 dicembre 2020, https://www.repubblica.it/cronaca/2020/12/10/news/giulio_seviziato_nella_stanza_13_era_legato_con_le_catene_di_ferro_e_portava_i_segni_delle_torture_-277784148/

[3] G. Foschini, T. Ciriaco, Regeni, almeno un anno per il processo. Decisivo il pressing del governo sul Cairo, La Repubblica, 15 ottobre 2021, https://www.repubblica.it/esteri/2021/10/15/news/regeni_cosa_succede_ora_le_mosse_del_governo-322413436/


Foto copertina: Manifestazione per Giulio Regeni, 2017

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