Insularità in costituzione: punto di arrivo o di partenza?
- Mattia Porcu
- 31 lug 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 2 ago 2022

29 luglio. Piazza Costituzione alle 10 del mattino sembra essere l'unico posto all'ombra a Cagliari e nonostante ciò il caldo si fa sentire. La piazza è vuota. Ci sono solo alcuni volontari che appendono ai lampioni tricolori italiani e bandiere sarde e un artista di strada che suona il violino. È questa la cornice in cui si è svolta la manifestazione, organizzata dai Riformatori Sardi, per festeggiare l'approvazione definitiva, avvenuta ieri alla Camera, della proposta di legge di modifica costituzionale: l'inserimento del principio di insularità in Costituzione. Sono proprio i Riformatori Sardi, un piccolo partito a carattere regionale, ad aver promosso l'iniziativa, che poi ha via via accolto l'adesione di tutti i partiti in Parlamento e di tutte le Isole italiane. È così diventata una battaglia comune. Battaglia che, a loro dire, oggi molti si intestano, ma che qui tutti sentono come una vittoria loro e dei sardi.
La proposta di riforma costituzionale nasce da un'iniziativa popolare con la raccolta di oltre 200 mila firme e rappresenta anche una svolta storica: per la prima volta nella storia repubblicana una proposta di legge di iniziativa popolare viene discussa e approvata dai due rami del Parlamento. Ma soprattutto cambia la nostra Costituzione.
Via via la piazza si riempie, ad essere sinceri non con un numero esagerato di persone, anzi direi tutte legate in un modo o nell’altro al partito o al comitato promotore della proposta di legge. Molte le fasce tricolori, tra cui riconosciamo la sindaca di Sestu, il sindaco Selargius e quello Uta. C'è anche il senatore Floris (Forza Italia), ex sindaco di Cagliari, a cui tutti gli interventori riconoscono il merito di aver mediato tra le forze politiche e con la Presidente del Senato Casellati. Molti anche i semplici sostenitori. Tutti si radunano dietro un grande striscione blu che reca scritto "Insularità in Costituzione". Cominciano allora i brevi interventi davanti ai giornalisti delle maggiori testate sarde. Interviene per primo Michele Cossa (Riformatori Sardi, presidente della Commissione consiliare speciale per l’Insularità) che ricorda il grande contribuito di Roberto Frongia, assessore regionale ai Lavori Pubblici scomparso nel 2020 dal quale egli stesso ha preso il testimone. Sottolinea poi che il principio di Insularità “non risolve i problemi, ma è il presupposto per risolvere i problemi". È questa la frase che viene ripetuta come un mantra in tutti i discorsi successivi. Interventi tutti dello stesso segno, compreso quello della sindaca di Sestu, Paola Secci, tenuto in veste di Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali che declina questo raggiungimento nel senso del grande contribuito che hanno dato e possono ancora dare i comuni nella risoluzione delle criticità derivanti dalla posizione di svantaggio che la Sardegna, e le altre isole, hanno rispetto al continente. Singolare l’intervento del sindaco di Aritzo che denuncia la situazione dei comuni che si trovano al centro dell’Isola, evidenziata come vera e propria criticità nella criticità.
La riforma costituzionale appena approvata dal Parlamento modifica l'art. 119 della Costituzione. A questo articolo viene infatti inserito, dopo il quinto comma, il testo seguente:
«La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità».
Non si tratta in realtà di una novità assoluta nella nostra Carta Costituzionale. L’art. 119 originario, licenziato dall’Assemblea Costituente nel 1947, già conteneva al suo interno un riferimento agli svantaggi derivanti dall’insularità. Eccolo:
«Per provvedere a scopi determinati, e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le Isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali. »
Le differenze indubbiamente ci sono. Nel 1947 le uniche misure previste sono di tipo economico. Si consentiva allo Stato, in forma di “manifesto programmatico”, di contribuire economicamente allo sviluppo del Sud e delle regioni insulari. La riforma del 2001 ha poi cancellato questo comma. Oggi dunque riappare in una forma differente. Si parla genericamente di “misure”. È da ritenere che le misure non siano solo ed esclusivamente di carattere economico ma probabilmente si tratta di un intervento diretto dello Stato o di un vero e proprio affiancamento, anche legislativo, tra Stato e Regioni interessate, in applicazione di quel principio di leale collaborazione tra i differenti livelli di governo della Repubblica sempre più spesso sentenziato dalla Corte Costituzionale.
È evidente che non basta l’inserimento di un principio in Costituzione perché questo risolva tutti i problemi. I principi devono essere poi seguiti dalla traduzione in disposizioni legislative che eliminino queste disparità. Vedremo con quali modalità. Ma c’è da essere pessimisti: solo la buona volontà del prossimo Governo e del prossimo Parlamento tradurranno questi principi in qualcosa di tangibile. Sebbene non lo si dica esplicitamente, questo timore nel comitato organizzatore c’è. Timore espresso nel mantra i-principi-non-risolvono-i-problemi.
Alle 11.00, nemmeno un’ora dopo l’inizio, si stappa qualche simbolica bottiglia di spumante e via via la piazza, velocemente come si è riempita, si svuota. È quindi un punto di partenza o un punto di arrivo? Questi sobri festeggiamenti hanno tutta l’aria di essere una tappa intermedia.
Fonte copertina: TocToc Sardegna | Mattia Porcu
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