Il virus siamo noi?
- Giulio Ardenghi
- 4 feb 2021
- Tempo di lettura: 3 min

Molto spesso, nei dibattiti che riguardano l’ambiente e il futuro del nostro pianeta, ci si imbatte in un argomento molto preciso: la sovrappopolazione. Secondo questo punto di vista, il collasso del nostro pianeta è imminente e inevitabile, e la causa è che siamo troppi a vivere sulla Terra: troppe persone consumano troppe risorse.
Quello che è interessante è il fatto che raramente i discorsi sulla sovrappopolazione incontrano obiezioni: nei dibattiti questa parola viene utilizzata come una sorta di asso nella manica perché molti di noi, per via del fatto che nei media o nei social si batta molto su questo punto, sono convinti dell’assoluta urgenza di questo problema. E sicuramente non c’è da stupirsene visto il fatto che fenomeni come il consumo eccessivo di risorse o le politiche ambientali dannose per il nostro pianeta sono problemi reali.
Eppure, forse dovremmo fermarci a riflettere meglio. Come è ovvio, non tutte le persone del mondo hanno lo stesso stile di vita, e questo si traduce nel fatto che alcuni consumano più di altri. Nello specifico, si può affermare che le persone che vivono nei Paesi sviluppati tendono in media a consumare troppo, mentre quelle che vivono nei Paesi non industrializzati sono costrette, invece, a consumare mediamente troppo poco. Precisamente, per usare le parole del biologo Jared Diamond “la media con cui le persone consumano risorse come petrolio e metallo e producono scorie come la plastica e i gas serra è circa 32 volte più alta in Nord America, Europa occidentale, Giappone e Australia di quanto non lo sia nei Paesi in via di sviluppo. Quel fattore di 32 ha grandi conseguenze.” [1]
In realtà non c’è poi tanto di nuovo nelle ansie e nelle paure legate alla sovrappopolazione: già nel 1798 l’economista inglese Thomas Malthus sosteneva nel suo Saggio sul principio di popolazione, che l’aumento del cibo a disposizione delle persone fosse sempre correlato all’aumento della popolazione. Tuttavia, secondo Malthus, le persone aumentano più rapidamente delle risorse e si moltiplicano fino a quando queste risorse finiscono, il che va a creare massicce ondate di povertà. I neo-malthusiani sono invece più preoccupati dall’aspetto ambientale piuttosto che da quello economico (nella misura in cui questi due possono essere separati). Oltre a ciò, dove Malthus suggeriva alle singole persone di praticare l’astinenza, i neo-malthusiani tendono a favorire politiche impositive di controllo della popolazione.
Lasciando da parte la famosa "politica del figlio unico" cinese (abrogata nel 2015), un altro Paese che conosce bene il controllo delle nascite è l’India, la quale implementò politiche di questo tipo negli anni 70, portando alla sterilizzazione di circa 8 milioni di persone nel solo 1975, in larga parte dai ceti più bassi della scala sociale.
Se ciò di cui sopra sembra dare l’impressione che le preoccupazioni sulla sovrappopolazione sono in gran parte ansie dei ricchi che si aspettano che le spese ricadano sulle spalle dei poveri, c’è dell’altro. Quando si pensa che la popolazione nei Paesi occidentali sta invecchiando, queste preoccupazioni si rivelano essere l’ultima forma di razzismo accettata anche da chi è vocalmente antirazzista: esse nascondono l’infantilizzazione degli abitanti dei Paesi in via di sviluppo, retaggio del nostro passato coloniale, ritenuti implicitamente incapaci di controllare i loro istinti e di pensare in termini globali.
Inoltre, dato che sono le società occidentali che, come abbiamo visto, consumano di gran lunga di più, e che la popolazione indigena mondiale conta circa 370 milioni di persone le quali proteggono circa l’80% della biodiversità nel nostro pianeta [2], forse abbiamo bisogno di rivedere le nostre prospettive.
Tutto questo non deve farci pensare che l’eccessivo consumo di risorse non sia un problema serio e che non sia necessario agire tempestivamente, al contrario, è proprio l’urgenza della situazione che dovrebbe farci evitare di mirare all’obiettivo sbagliato.
Fonti: [1] Diamond, Jared Mason, What’s your consumption factor?, New York Times, 2 gennaio 2008, consultato il 03 febbraio 2021, accessibile al link: https://www.nytimes.com/2008/01/02/opinion/02diamond.html [2] Raygorodetsky, Gleb, Indigenous people defend Earth’s biodiversity – but they’re in danger, National Geographic, 16 novembre 2018, consultato il 3 febbraio 2021, accessibile al link: https://www.nationalgeographic.com/environment/2018/11/can-indigenous-land-stewardship-protect-biodiversity/#:~:text=Comprising%20less%20than%205% 25%20of,by%20world%20leaders%20this%20week
Fonte della foto: timesofindia.com
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