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Il caso Sudafrica v. Israele alla Corte internazionale di giustizia

  • Filippo Tenardi
  • 12 feb 2024
  • Tempo di lettura: 6 min

Seduta della Corte internazionale di giustizia (CIG) per l'adozione di misure d'emergenza (Fonte: Reuters)

Il 29 dicembre 2023 il Sudafrica ha presentato davanti alla Corte internazionale di giustizia (CIG) un’accusa contro Israele, in seguito alla risposta militare di quest’ultimo nei confronti della Palestina dopo i fatti del 7 ottobre. L’accusa riguarda presunte violazioni, da parte di Israele, della Convenzione sul genocidio. Il 26 gennaio 2024 la CIG ha disposto delle misure provvisorie, parzialmente accogliendo l’istanza presentata dal Sudafrica.

In questo articolo cercheremo di spiegare in breve come funziona la giustizia internazionale, in cosa consistono queste misure provvisorie e che effetto avranno sul prosieguo del conflitto.


1. Come funziona la giustizia internazionale?

Funziona in modo sostanzialmente diverso da quello a cui siamo abituati: gli Stati, infatti, che sono i principali soggetti dell’ordinamento internazionale, al contrario di noi individui, non sono costretti a seguire delle regole imposte dall’alto, ma seguono solamente quelle che loro stessi di danno. Per semplificare estremamente, possiamo dire che tali regole sono contenute nei vari trattati internazionali, o convenzioni, che gli Stati firmano. Sulla base di questo principio, i tribunali internazionali non hanno la possibilità di esprimersi sulla condotta di qualunque Stato, ma possono farlo solo se quello Stato ne ha accettato la giurisdizione.


La locuzione parem in parem non habet iudicium riflette il funzionamento di questo principio: gli Stati, ritenendosi appunto pari tra loro, e non riconoscendo alcuna autorità a loro superiore, non sono costretti a seguire alcuna norma che non abbiano loro stessi deciso di accettare. Gli Stati possono accettare la giurisdizione di un tribunale internazionale sostanzialmente in due modi: possono accettarne la giurisdizione in assoluto (ovvero per qualsiasi controversia internazionale), oppure possono includere in un trattato una cosiddetta clausola compromissoria, che serve a rimandare le eventuali controversie che sorgeranno da quello specifico trattato direttamente a un tribunale internazionale individuato. Per fare alcuni esempi, l’Italia ha accettato, insieme ad altri 73 Stati, la giurisdizione permanente della CIG – tanti altri, tra cui Israele, Stati Uniti, Cina e Russia, non hanno fatto altrettanto [1].


Il tribunale davanti al quale il Sudafrica ha presentato il caso contro Israele è la Corte internazionale di giustizia, che è l’organo giurisdizionale delle Nazioni Unite. Questa Corte, sebbene simile nel nome, non ha nulla a che vedere con la Corte penale internazionale, completamente “scollegata” dal sistema delle Nazioni Unite e che giudica gli individui, e non gli Stati.


2. Il caso

Come anticipato, il Sudafrica ha presentato un’accusa contro Israele per la violazione della Convenzione sul genocidio. In questo caso, nella Convenzione in discorso è contenuta una clausola compromissoria, che attribuisce alla CIG la competenza ad esprimersi sulle controversie che ne derivano (ovvero attribuisce alla Corte la giurisdizione). Sia il Sudafrica che Israele hanno firmato la Convenzione, quindi, in astratto, si può dire che la CIG abbia giurisdizione sul caso.


La posizione sudafricana può essere sintetizzata così: porre un freno all’azione militare israeliana in corso, ottenendo delle misure provvisorie che “congelino” la situazione [2]. Per fare ciò, dovrà essere in grado di dimostrare che Israele stia commettendo atti di genocidio, o che stia fallendo nel prevenire un genocidio, o che non stia punendo chi incita pubblicamente al genocidio [3]. Dimostrare l’intento genocidario si può rivelare più difficile di quanto si pensi: come stabilisce l’articolo 2 della Convenzione, infatti, il Sudafrica dovrà dimostrare che Israele ha “l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso” (dimostrare il dolus specialis – ovvero l’intento – può essere piuttosto complicato in circostanze come questa). Tuttavia, alcuni funzionari israeliani, nel corso del conflitto, hanno reso alcune dichiarazioni che, in una qualche misura, sembrano andare a sostenere la posizione sudafricana: tra tutte, una delle più significative è stata resa dal Ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, secondo cui Israele starebbe combattendo contro delle “bestie umane”[4]. Il Sudafrica, essendo ben consapevole della difficoltà di dimostrare l’intento genocidario di Israele, cerca di dimostrare che Israele abbia piuttosto fallito nel condannare chi incita al genocidio.


D’altra parte, la posizione di Israele può essere sintetizzata così: rigetta totalmente l’accusa di genocidio (così come rigetta le accuse di incitamento e di non repressione) e giustifica le sue azioni militari ricordando che l’unico obiettivo è quello di liberare gli ostaggi e sconfiggere Hamas. Oltre a ciò, in breve, Israele ricorda che è suo diritto difendere la propria popolazione civile e il suo territorio e che non ha mai operato bombardamenti indiscriminati sulla Striscia di Gaza, ma sempre mirati al personale e alle strutture di Hamas. Al riguardo, tuttavia, i legali di Israele davanti alla CIG hanno dovuto ammettere che “i conflitti armati, anche quando giustificati e condotti a norma di legge, sono brutali e costano vite [...]” [5]. Ancora, da un lato, le misure di auto-difesa adottate da Israele potrebbero essere inquadrate nell’ambito dell’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, che regola il tema della cosiddetta “legittima difesa” (più propriamente self defence). Tuttavia, anche le misure di auto-difesa devono seguire dei principi, tra cui immediatezza e proporzionalità, che potrebbero non essere presenti nel contesto in analisi.


3. In cosa consistono le misure provvisorie ordinate dalla CIG?

Le misure provvisorie impongono a Israele di adottare delle azioni tese a prevenire il genocidio e ad assicurare alla popolazione di Gaza l’accesso agli aiuti umanitari. Tali misure, tuttavia, non impongono alle parti in conflitto di giungere a un cessate il fuoco (diversamente dal caso Ucraina contro Russia, nel quale la CIG aveva imposto alla Russia di cessare tutte le sue operazioni militari in corso in Ucraina).


La CIG è stata in grado di adottare queste misure provvisorie sulla base della Convenzione sul genocidio che, come sappiamo, impone agli Stati parte (oltre di non commettere atti di genocidio) di condannare chi incita pubblicamente al genocidio; inoltre, la CIG si è espressa anche considerando l’urgenza della situazione e ritenendo che le accuse sollevate dal Sudafrica fossero sufficientemente plausibili.  La Corte quindi non si è espressa sul merito della questione (ovvero decidere se Israele sia o meno colpevole del crimine di genocidio), né si è espressa sulla propria giurisdizione: ha “semplicemente” adottato delle misure provvisorie in virtù della situazione umanitaria catastrofica nella Striscia di Gaza e ha ritenuto che i diritti dei cittadini palestinesi nella Striscia debbano essere protetti da danni irreparabili.


La CIG ha richiesto a Israele l’applicazione di sei misure provvisorie, che sintetizzate sono [6]:

  • Israele deve adottare tutte le misure in suo potere per prevenire il crimine di genocidio;

  • Israele deve assicurarsi che il suo esercito non commetta atti di genocidio;

  • Israele deve prevenire e punire direttamente chi incita al genocidio;

  • Israele deve consentire l’assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza;

  • Israele deve astenersi dal distruggere le prove relative ad atti di genocidio e, anzi, deve assicurarsi che tali prove siano conservate;

  • Israele dovrà, nel giro di un mese, inoltrare alla CIG un report sulle misure che ha adottato per adeguarsi alle misure provvisorie.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, deve essere precisato che quello di un mese è un termine temporale piuttosto stringente per la CIG, che in passato in casi simili aveva imposto un limite di tre mesi [7].


Cosa ci possiamo aspettare a questo punto? Già prima delle misure provvisorie della CIG, Netanyahu disse che nulla avrebbe messo un freno all’azione militare di Israele nella Striscia di Gaza, incluso un intervento della CIG stessa [8]. Tuttavia, la Corte non ha chiesto a Israele di fare ciò, ma ha chiesto, sostanzialmente, che venga rispettata la Convenzione sul genocidio, e questo potrebbe essere più facile da ottenere, sostanzialmente per due motivi: anzitutto, Israele potrà rispettare le misure provvisorie e, allo stesso tempo, continuare le sue operazioni militari nella Striscia (una sorta di win-win); in secondo luogo, gli alleati di Israele potrebbero trovare molto più difficile (sia da un punto di vista politico che da un punto di vista di responsabilità internazionale) sostenerlo mentre non si adegua alle misure della CIG (si pensi che il Regno Unito è uno degli Stati che ha accettato permanentemente la giurisdizione della CIG).

 

Per concludere, ci si potrebbe ragionevolmente aspettare che Israele rispetti le misure provvisorie adottate dalla CIG, anche se, da un punto di vista pratico, questo probabilmente non comporterà nessun miglioramento tangibile per gli abitanti della Striscia di Gaza.


Fonti:

[1] Declarations recognizing the jurisdiction of the Court as compulsory, Corte Internazionale di Giustizia, https://www.icj-cij.org/declarations

[2] Application instituting proceedings and Request for the indication of provisional measures, Corte Internazionale di Giustizia, https://www.icj-cij.org

[3] Convenzione sul genocidio, art. 3.

[4] "We are fighting human animals” said Israeli Defence Minister Yoav Gallant, No Comment TV, https://www.youtube.com/

[5] Verbale della seduta pubblica del 12 gennaio 2024, Corte Internazionale di Giustizia, https://www.icj-cij.org/

[6] Applicazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza, Corte Internazionale di Giustizia, https://s3.documentcloud.org

[7] Nel caso Gambia v Myanmar.

[8] Redazione, Netanyahu declares no one can halt Israel’s war to crush Hamas, including international court, PBS New Hour, 13 gennaio 2024, https://www.pbs.org/newshour/world


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