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Essere Lewis Hamilton

  • Davide Casula
  • 29 gen 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Mancano poco più di due mesi all’avvio della nuova stagione di Formula 1 che prenderà il via nel weekend del 26 marzo 2021 con il GP del Bahrein e ancora non è arrivata la tanto attesa firma sul rinnovo di contratto da parte di Lewis Hamilton con il team Mercedes.

Nel frattempo, aspettando l’ufficialità dell’accordo, il 2020 molto probabilmente è stato l’anno migliore della carriera di Lewis tra la conquista del settimo titolo mondiale, raggiungendo il mito di Micheal Schumacher e superando le 91 vittorie di quest’ultimo, e la nomina di Baronetto per l’eccezionale servizio prestato al Regno Unito a livello internazionale.


Cosa chiedere di più? Il raggiungimento di tali traguardi è il coronamento di una carriera iniziata dai kart, con grandi sacrifici da parte della sua famiglia, specie il padre, e la successiva entrata nel programma giovani di una scuderia storica come la McLaren che ne ha segnato la svolta. In numerose interviste ha sempre dichiarato come il suo idolo d’infanzia fosse sempre stato quell’Ayrton Senna che con la McLaren fu capace di vincere tre titoli mondiali, e alcuni addetti ai lavori paragonano i due per il loro stile di guida sotto la pioggia quando entrambi diventano insuperabili.


Hamilton nel corso della sua carriera ha dimostrato tutto il suo valore, passando anche da momenti bui Si pensi all’esordio con il botto nel 2007 dove sfiorò la vittoria del titolo mondiale, perso per un suo errore alla partenza, per poi rinascere, come fece l’anno seguente, vincendo il primo dei sette titoli, arrivando ad infrangere gran parte dei record della Formula 1.


Il passaggio nel 2013 alla Mercedes, come sostituto di Schumacher, segnò la nascita di un binomio perfetto che nel corso degli anni ha letteralmente stradominato il Circus, lasciando sul tavolo il titolo solamente nella stagione 2016 quando il compagno di squadra Nico Rosberg riuscì ad avere la meglio. Non è facile essere compagno di scuderia di Lewis vista tutta la sua forza e determinazione in pista; ne sa qualcosa il povero Valteri Bottas, letteralmente asfaltato in questi anni. Nonostante tutte le vittorie, ciò che ha contraddistinto Hamilton è stata la fame: partito dalla piccola Stevenage, cittadina inglese di quasi 80.00 anime, è arrivato a dominare il mondo della Formula 1.


Essere Lewis Hamilton va anche al di fuori della pista e il 2020 sotto questo aspetto è stato significativo. Già negli anni precedenti si avvicinò a tematiche molto importanti come per esempio il cambiamento climatico oppure il maltrattamento degli animali, ma addolorato profondamente dalla morte di George Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020 a Minneapolis per mano della polizia locale, ha spinto affinché l’intero Circus prendesse una posizione riguardo ad una tematica scottante come quella del razzismo. È stato in grado di coinvolgere l’intero paddock in differenti iniziative, si pensi al fatto che all’inizio di ogni Gran premio, nel momento precedente all’esecuzione dell’inno del Paese ospitante, la gran parte dei piloti si è inginocchiata indossando una maglia nera con la scritta End Racism, mentre Lewis ha indossato in ogni occasione la maglia con la scritta Black Lives Matter.


Hamilton anche attraverso i social ha mandato chiari segnali contro il razzismo ed il suo team ha appoggiato appieno la sua campagna contro quest’ultimo effettuando delle modifiche importanti alla stessa macchina, cambiando il colore della livrea della Mercedes w11, passato da grigio al nero, comprese anche le tute dei piloti e dell’intero staff.


Il razzismo Lewis lo ha sentito anche sulla propria pelle, rivelando come in età adolescenziale fosse stato soggetto ad episodi di discriminazione razziale, affermando come all’interno del mondo dei kart non fossero nuovi tali avvenimenti, e a tal proposito in un’intervista recente disse:


Sono stato la prima volta in Italia a Parma per una gara. Mi ricordo che ho subito atti di razzismo, avevo 13 anni. Dei ragazzini che provenivano da altri Paesi mi gridavano di tutto. Mio padre mi disse di combattere in pista, non con i pugni. Fortunatamente ho seguito il consiglio, altrimenti sarei andato in galera. Ma succede in tutto il mondo, non solo in Italia[1].


Ha detto in differenti occasioni come non bastasse pronunciare la frase “Non sono razzista” per combattere tale piaga della società, evidenziando come fossero necessari dei fatti concreti, ed in tale visione si può leggere la sua partecipazione alle manifestazioni di Londra nel giugno 2020 per la morte di George Floyd. E a proposito di fatti concreti ha dato vita, in collaborazione con la Royal Academy of Engineering di Londra, alla Hamilton Commission, un'associazione nata con lo scopo di avvicinare i ragazzi neri, con gravi situazioni familiari ed economiche, al campo dell’ingegneria e della tecnologia in ambito sportivo.


Lewis è stato in grado di sfruttare la sua posizione di atleta di fama mondiale per lanciare messaggi sociali di grande importanza, e nella stagione passata diversi furono gli episodi: come per esempio il Gran premio di Portimao, quando indossò una maglia con la scritta "EndSars" sopra la bandiera della Nigeria dimostrando tutta la sua solidarietà alla popolazione nigeriana soggetta a barbare torture e abusi da parte della polizia, oppure quando nel Gran premio di Toscana indossò la maglia con sopra scritto “Arrest the cops who killed Breonna Taylor” in memoria della donna uccisa il 13 marzo 2020 a Louisville a causa di una sparatoria da parte di alcuni agenti della polizia, impegnati a perquisire la sua abitazione.


Oltre a sposare tali cause Hamilton cerca di essere un esempio per i più giovani, fonte d’ispirazione per coloro che si trovano in difficoltà, invitando tutti coloro che vivono in contesti sociali disagiati a non mollare mai, a stare sempre sul pezzo. Vorrei concludere con le parole di Lewis dopo la conquista del settimo titolo mondiale:


Spero che i bambini, vedendo quello che ho fatto, possano prendere esempio. Se vuoi raggiungere i risultati, devi sognare l’impossibile, seguirlo senza mai mollare e mettere in dubbio le tue capacità[2].


Determinazione, responsabilità, fame e giustizia.

Questo significa essere Lewis Hamilton.


Fonti: [1] Hamilton: «Razzismo? In Italia l’ho subito a 13 anni in una gara a Parma», Corriere della Sera - Sport https://www.corriere.it/sport/20_ottobre_09/hamilton-razzismo-italia-l-ho-subito-13-anni-una-gara-parma-cb1fc77e-0a6e-11eb-86ad-2b1b791a9e6a.shtml [2] Lewis, trionfo e lacrime: "Bisogna sognare l'impossibile e non porsi limiti", Gazzetta Motori https://www.gazzetta.it/Formula-1/15-11-2020/f1-lewis-commosso-ho-raggiunto-qualcosa-che-va-oltre-miei-sogni-390867619112.shtml

Fonte immagine:

https://it-it.facebook.com/LewisHamilton/

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