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Elezioni europee, come risolvere la crisi sarda

  • Immagine del redattore: Emanuele Orrù
    Emanuele Orrù
  • 11 giu 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

L'opinione di Emanuele Orrù


Le elezioni europee in Sardegna ci hanno fatto assistire alla più grande disfatta della democrazia isolana. È il crollo dell’affluenza a rendere evidente una catastrofe, mitigata dal traino delle elezioni dei grandi comuni dell’Isola come Sassari e Cagliari. Ma questa volta il famoso “dito contro” non andrebbe rivolto nei confronti dei cittadini, bensì nei confronti della Politica.


Alle elezioni generalmente si partecipa al voto se si conosce direttamente il candidato o si ha un forte interesse verso un partito o una determinata situazione politica che può trovare risposta solo se quel partito o coalizione vince. Il sistema a preferenze previsto dalle elezioni del Parlamento UE spinge i candidati a fare una campagna elettorale “all’ultimo voto” per accedere ai posti elettivi. Questo, però, in Sardegna non succede e c’è una spiegazione semplice.


La Sardegna fa parte della “Circoscrizione Isole” assieme alla Sicilia, che conta tre volte gli elettori dei sardi. Solo in poche occasioni la Sardegna è riuscita ad eleggere i suoi candidati. Ecco che così si delinea istantaneamente il meccanismo che scoraggia il voto dei cittadini, che restano a casa consapevoli che anche lasciando un voto non saranno rappresentati.

La consapevolezza di un vantaggio porta i cittadini siciliani a votare con percentuali più alte di quelle dei cittadini sardi. Questo, a sua volta, induce i candidati in Sicilia a sviluppare campagne elettorali fortemente competitive e schiacciate sul territorio siculo. Per questo occorre rendere la Sardegna “Circoscrizione indipendente”. Occorre dare ai sardi la concreta possibilità di avere seggi e rappresentanza e consentire così ai politici sardi di credere nell’elezione.


Vi è poi un altro motivo che spinge i sardi a non sentirsi coinvolti nelle elezioni europee ed è la percezione della non prossimità dell’Europa alla Sardegna. È ormai palese che la nostra isola vede le istituzioni europee come lontane e poco credibili. Una distanza che si traduce anche nell'incapacità delle amministrazioni di spendere quei fondi che l'UE destina alla Sardegna, perché spesso negli enti locali non si hanno funzionari capaci di scrivere i bandi. Motivo per cui i cittadini non conoscono le opportunità offerte dall'Europa e la sentono lontana o nemica.


È necessario quindi dare centralità alle istituzioni europee, partendo dal fornire ai nostri comuni personale qualificato che riesca ad attrarre fondi che possano concretamente modificare la vita delle persone. E sentire così l'Europa più vicina.

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