Che cosa ci resta oggi di Enrico Berlinguer
- Lorenzo Puddu
- 11 giu 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Una breve riflessione a quarant’anni dalla morte dell’ex segretario del PCI

“Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona”.
Così recitava un verso della celebre canzone di Giorgio Gaber, “Qualcuno era comunista” [1], un brano che racconta di come chiunque potesse sposare questa posizione politica e ideologica per svariati motivi, dai più banali a quelli più importanti. E forse Gaber aveva ragione, non tanto sul fatto che Berlinguer fosse una brava persona, perché se ancora oggi resta un modello da seguire è grazie al suo pensiero, un riferimento per tutti coloro che si riconoscono nei valori di libertà ed uguaglianza.
Diventato prima responsabile della federazione giovanile del Partito Comunista Italiano nel 1948 [2], per poi diventarne segretario nel 1972, Berlinguer si è distinto per la sua visione di società differente rispetto a quella sostenuta dal marxismo-leninismo, ideologia alla base di tutti i partiti comunisti. A differenza del comunismo ortodosso, egli riteneva che fosse possibile costruire il socialismo attraverso il processo democratico e riformista, evitando l’azione rivoluzionaria. In un periodo caratterizzato dalla consistente minaccia di un nuovo conflitto mondiale e dalla divisione del mondo in due blocchi, egli ha avuto il coraggio di dare una direzione diversa al partito, senza schierarsi con l’Unione Sovietica e nemmeno con gli Stati Uniti d’America.
Democrazia e antifascismo, giustizia sociale, dialogo tra forze democratiche, socialismo, interesse per i giovani, per la questione femminile e per gli oppressi: questi sono i valori che hanno contraddistinto non solo la figura di Berlinguer, ma anche la direzione che il suo partito ha assunto nel corso degli anni sotto la sua guida. Leader carismatico e dotato di grandi capacità comunicative, è stato un punto di riferimento per la gente della sua epoca, ma lo è ancora oggi per le nuove generazioni.
Ma in tutto ciò, che cosa è rimasto oggi?
A distanza di quarant’anni è necessario porre le basi per una breve riflessione. In tutto questo tempo lo scenario politico italiano è stato segnato da eventi che l’hanno cambiato profondamente (uno tra tutti lo scandalo di Tangentopoli) e che hanno visto lo scioglimento o il mutamento dei precedenti partiti politici, incluso il Partito Comunista Italiano.
Dopo la morte di Berlinguer, il crollo del muro di Berlino e il costante declino dell’Unione Sovietica, sembra che ormai il partito abbia perso il proprio orientamento, e dal 1989 inizia la Svolta della Bolognina [3], una fase di auto revisione che porterà all’affermazione di una nuova identità politica, il Partito Democratico della Sinistra. Cambia il nome e cambia anche il simbolo.
Nel 1998 il partito si scioglie di nuovo per formare i Democratici di Sinistra, e così ancora fino ad arrivare al 2007, anno di nascita dell’attuale Partito Democratico.
Perché si parla ancora oggi di quest’uomo?
Il vecchio partito è ormai un ricordo passato, insieme alla sua vecchia impronta, e se si continua a parlare della figura di Berlinguer probabilmente è perché la sinistra italiana continua ad attraversare una crisi d’identità senza precedenti, oggi più che mai orfana di una colonna portante. Non è stato semplicemente il segretario del partito più importante della sinistra italiana del ‘900, ma è stato un rivoluzionario: criticando i dogmi del comunismo ortodosso, ha coniato una visione diversa di società socialista in una prospettiva democratica e libera dall’autoritarismo che aveva contraddistinto i paesi dell’est e l’Unione Sovietica.
Prima di lui soltanto Palmiro Togliatti aveva provato a cambiare la direzione ideologica del partito auspicando alla cosiddetta via italiana al socialismo, ma il vero cambio di rotta si verifica solo sotto la guida di Berlinguer. Oggi manca una figura di questa portata, una personalità che è disposta ad andare controcorrente e a rivisitare senza ripudio i principi alla base del proprio partito per il bene dei cittadini, per creare una società per tutti.
A distanza di 40 anni dalla sua morte prematura, è bene riflettere su che cosa sia rimasto di una figura di riferimento non solo per chi si sente di sinistra, ma per tutti coloro che si riconoscono nei valori di libertà e uguaglianza, di democrazia e di giustizia sociale, valori che ha portato avanti fino alla propria morte, ma che oggi si rivelano incredibilmente pesanti da sostenere.
Perché rimane un punto di riferimento per le nuove generazioni?
Se le generazioni più giovani che non l’hanno conosciuto si richiamano a lui idealmente è perché oggi in Italia manca una figura come la sua: manca una guida che dia un’identità e prenda le redini della sinistra italiana, poiché i partiti attuali non sono stati in grado di raccoglierne l’eredità, arrivando talvolta a rinnegare il proprio passato ideologico. Come disse lui stesso in un’intervista con Eugenio Scalfari, “i partiti di oggi sono diventate delle macchine di potere e di clientela” [4].
Perché la politica di oggi non riesce ad arrivare a quello che ha fatto lui?
Manca l’intenzione di voler cambiare la società, la volontà di interessarsi a questioni di fondamentale importanza per lo sviluppo della vita sociale, la voglia anche di far interessare i cittadini alla cosa pubblica, soprattutto i giovani che, citando Antonio Gramsci, risultano sempre più indifferenti e distaccati su queste tematiche.
A quarant’anni dalla sua morte Enrico Berlinguer è stato questo, un uomo dall’elevata caratura morale, un visionario troppo avanti rispetto al periodo in cui ha vissuto, incompreso dai suoi compagni di partito, spesso ostacolato e criticato per le sue scelte, fino a venire mitizzato dai propri diretti successori, che ancora non sono riusciti a portare avanti le sue battaglie e che, senza una profonda azione ideologica rinnovatrice, forse non riusciranno mai a far loro.
Fonti:
[1] Gaber Giorgio, Qualcuno era comunista, https://www.youtube.com
[2] Valentini Chiara, Enrico Berlinguer, 2014, Milano, Feltrinelli
[3] Isman Gabriele, Trent’anni fa la Svolta della Bolognina: così la sinistra cominciò a trasformarsi, La Repubblica, 12 novembre 2019,
[4] Eugenio Scalfari, La questione morale. La storica intervista di Eugenio Scalfari, 2012, Aliberti
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