Ci incontreremo là dove non c’è tenebra: i 75 anni di 1984
- Matteo Monaci
- 8 giu 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Settantacinque anni fa veniva dato alle stampe “1984”. Da allora il mondo non fu più lo stesso.
Eric Arthur Blair, più noto con lo pseudonimo di George Orwell, dedicò la vita alla lotta contro ogni forma di ingiustizia. Si batté contro l’oppressione coloniale in Birmania prima, contro le diseguaglianze sociali poi, tra la miseria dei sobborghi di Londra e Parigi, e infine contro ogni forma di totalitarismo, prendendo parte come volontario alla guerra di Spagna al fianco dei repubblicani. Fu proprio in quell’occasione che visse sulla propria pelle le persecuzioni perpetrate dai franchisti da una parte e dagli stalinisti dall’altra, traendo da quell’esperienza ispirazione per il suo capolavoro distopico.
Provate per un attimo a chiudere gli occhi e a immaginare uno tra i peggiori dei mondi possibili: un mondo in cui la pace è guerra, la libertà è schiavitù e l’ignoranza è forza. Quello tratteggiato è un mondo in cui è proibito pensare, ragionare con la propria mente, in cui la libertà è stata barattata in cambio di un’illusoria sicurezza offerta dalla salda guida del Grande Fratello. Chi vi si oppone semplicemente scompare nel nulla, come non fosse mai esistito. Viene “vaporizzato”. Si è addirittura rinunciato alla ricchezza del linguaggio, sostituito da una neo-lingua stereotipata. La scelta del titolo non è casuale: con una semplice inversione di cifre Orwell sembra mettere in guardia i lettori del 1948 da un futuro che è più vicino di quanto si pensi.
L’ammonimento che l’autore pare rivolgerci riecheggia oggi più che mai. In una realtà in cui dominano gli slogan e lo scambio di idee e il confronto appaiono ormai in declino, Orwell ci esorta a continuare a pensare, a chiederci sempre cosa sia giusto o meno. Infine ci invita a diffidare dei revisionisti, coloro che vogliono cancellare la Storia per riscriverla a proprio piacimento. Perché chi controlla il passato controlla il futuro e se dimentichiamo gli orrori del passato, essi sono destinati a ripetersi.
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