Come una mosca contro un elefante
- Maria Francesca Mainas
- 26 feb 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 27 feb 2022

Stamattina, come un simbolo di speranza, il cielo era sereno e il sole batteva forte sulla città di Cagliari. Nel silenzio, verso le dieci del mattino, un piccolo gruppetto di persone ha iniziato a riunirsi in piazza Garibaldi per il corteo “Prepariamo la pace”. Solo mezz’ora dopo, le persone erano quadruplicate e si muovevano quasi silenziose per il centro di Cagliari. A tratti, con un megafono, gli organizzatori [1] hanno provato a lanciare degli slogan da urlare come “Ucraina libera”, “no alla guerra, sì alla pace”. Niente però funzionava, quasi come si di fronte a questa violenza inaudita solo il silenzio fosse opportuno.

Tante persone, anziani e giovani, donne e uomini, appartenenti alle più diverse associazioni e ideologie politiche, si sono riversate in strada con un unico intento: dire no alla guerra. Sguardi curiosi e sorrisi timidi: probabilmente gli adulti non si aspettavano i giovani e i più giovani non si aspettavano gli adulti. E invece in tanti sono arrivati là perché esprimere il proprio dissenso è stata percepita come l’unica cosa utile da fare. Tra i manifestanti anche bambini e persone delle più diverse nazionalità. In particolare, un gruppo di donne ucraine: i loro cartelli recitavano “Europa, aiutaci a fermare Putin”. La loro preoccupazione è forte. “Stanno distruggendo le nostre case e da noi c’è freddo” - dicono con gli occhi lucidi e indicando cielo azzurro. Temono che Putin non si fermi solo al loro paese, si sentono il cuore dell’Europa. Il loro pensiero costante è per i familiari con cui possono ancora comunicare, anche se di giorno con più difficoltà. Hanno però paura. "Ci sentiamo come una mosca di fronte a un elefante. L'Europa dà armi, soldi, aiuta. Noi però stiamo vedendo il nostro popolo morire, il nostro cuore è lì. Piangiamo tutti i giorni, aiutate voi che lo potete fare".

All'arrivo del corteo in piazza Yenne, sotto la statua di Carlo Felice, un ragazzo solitario sventola una bandiera a tanti sconosciuta e un cartello che recita: “I baschiri dicono no alla guerra, noi siamo col popolo ucraino”. Fa parte di una minoranza russa, quella appunto dei baschiri, abitanti di una repubblica autonoma, la repubblica di Bashkortostan. “Noi - dice - non siamo russi. Abbiamo una nostra nazionalità, mitologia, cultura, lingua e tradizioni da più di mille anni. Nella storia, ci siamo battuti contro la Russia per cinquecento anni di seguito eppure noi esistiamo ancora. Io sono qua per dire che noi siamo con il popolo ucraino e contro questa guerra, non abbiamo voluto niente di tutto questo”. E' per metà sardo, ma molti suoi parenti sono ancora in Russia e ora dice di parlare per la “sua metà silente”. "In Russia molti sono imbevuti di propaganda di Putin ma c'è ancora gente che non la condivide. La Federazione Russa al suo interno ha un equilibrio molto fragile tra oligarchi e stato. L’economia crollerà, gli oligarchi non faranno più soldi e si arriverà al crollo dello stato. Così tutti i popoli che sono soggiogati al suo interno saranno liberi. In Russia - continua - si ha un po’ la mentalità della «Pazienza» , una mentalità pacifica che porta a sopportare ad oltranza. Ma presto cambierà tutto. Da qui dobbiamo continuare a informarci e non discriminare il popolo russo". Una risposta non scontata perché spesso difronte a situazioni di forte incertezza, si tende sempre ad individuare un capro espiatorio. E inoltre risulta sempre più fondamentale in questi momenti informarsi e condividere solo fonti certe, per evitare la diffusione di fake news.
Questa mattinata, diversa, è finita così. Nella giornata di venerdì 25 febbraio, il Presidente della Repubblica Mattarella ha dichiarato: “L’Europa rischia di precipitare in una spirale di guerra, in un vortice di conflitti dei quali appare impossibile prevedere sviluppo, coinvolgimenti, estensioni… Nessuno potrebbe essere certo di restarne del tutto immune. La pace è in pericolo. Per essa, per la pace, per l’affermazione dei valori di libertà gli Italiani devono essere e saranno certamente intransigenti, determinati, uniti nel nostro Paese”. [2]
E stamattina le strade di Cagliari, come tante altre città italiane, sono state palcoscenico della necessità di far sentire la propria voce, dell’intransigenza e della determinatezza nel preservare i valori che più ci son cari: pace e libertà.
Fonti:
[1] Mobilitazione indetta dal coordinamento provinciale di Cagliari. Al Coordinamento hanno aderito: Assotziu Consumadoris Sardigna, Confederazione Sindacale Sarda, Liberi Agricoltori e Pastori Sardegna, Ufficio Studi G. M. Angioy, CASCOM Impresas de Sardigna, ANPI Provincia di Cagliari, Unione Sindacale di Base, Cagliari Social Forum, Cobas Scuola Cagliari, Sardigna Natzione, La Comune, Società della Cura, Movimento Decrescita Felice, ASCE, La Collina, Ambulantando, Movimento Nonviolento Sardegna, Chiesa Ortodossa Italiana, Tavola Sarda della Pace, Amici Pax Cristi, Rete Radiè Resch, ACLI.
[2] La Redazione, Ucraina, Mattarella: "Pace in pericolo, l'Europa non può accettare la guerra, Ansa, 25 febbraio 2022, https://www.ansa.it/
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